venerdì 20 giugno 2008

Distillerie Sari

ACOBACCI VINCE LA DISFIDA DELLA GRAPPA PER DISTILLERIE SARI
Semaforo verde all’utilizzo della denominazione “Grappa di Franciacorta” per i prodotti della Distillerie Sari di Gussago (Brescia).
Non si è trattato di una gara di qualità svoltasi davanti ad un sommelier, ma di una vera e propria controversia giudiziaria quella che ha visto contrapposte la Distillerie Franciacorta S.p.A. (assistita dagli avvocati Cesare Galli, Caterina Paschi e Mariangela Bogna) e la Distillerie Sari di Saleri Riccardo & C. s.a.s. (assistita dagli avvocati Marco Francetti ed Eleonora Ortaglio, rispettivamente partner ed associate dello studio Legale Jacobacci & Associati).

Teatro dello scontro il Tribunale di Milano, davanti al quale la Distillerie Franciacorta ha convenuto in via di urgenza la Sari nel tentativo di proibirle l’uso della denominazione “Grappa di Franciacorta” sulla base delle proprie registrazioni di marchio “Franciacorta” e “Distillerie Franciacorta”.

Forte di tali registrazioni e di precedenti accordi stipulati con altre distillerie della zona che avevano acconsentito, in via transattiva, a non utilizzare più il nome “Franciacorta” per contrassegnare grappe prodotte con uve provenienti dall’omonima zona, la Distillerie Franciacorta ha appunto chiesto al Tribunale di inibire anche a Sari l’uso di tale denominazione.

Sari si è difesa sostenendo l’inappropriabilità di una indicazione geografica quale “Franciacorta” a titolo di marchio, e sostenendo nel contempo che tale indicazione, evidentemente funzionale ad indicare la provenienza della materia prima con cui le grappe oggetto di causa vengono realizzate, non può essere utilizzata in via esclusiva da un solo operatore del settore.

Tale linea difensiva è stata condivisa dal Giudice milanese, il quale ha affermato che il nome geografico “Franciacorta” non può essere oggetto di monopolio a favore di un solo operatore della zona, stante la sua evidente natura descrittiva, in particolare in un settore come quello vitivinicolo in cui la qualità della materia prima riveste un ruolo determinante, indipendentemente dal suo utilizzo per la produzione di vini o grappe, in cui l’uva gioca evidentemente un ruolo determinante.

Tale decisione è stata confermata anche dal giudice di seconda istanza a seguito del reclamo promosso da Distillerie Franciacorta, con la conseguenza che Distillerie Sari può proseguire indisturbata ad utilizzare la denominazione “Franciacorta” per la produzione di grappe realizzate con uve provenienti dal noto distretto vitivinicolo bresciano.
da: toplegal.it

lunedì 26 maggio 2008

Beppe Bertagnolli riconfermato presidente Istituto tutela grappa del Trentino

L'assemblea dei soci dell'Istituto Tutela Grappa del Trentino ha riconfermato all'unanimità il consiglio uscente e il suo presidente, Beppe Bertagnolli. Nel consiglio siedono quindi nuovamente Stefano Marzadro (vicepresidente), Bruno Pilzer (vicepresidente), Luigi Cappelletti, Mauro Giori, Carlo Pezzi, Alessandro Poli, Carlo Tschurtchenthaler, Rudy Zeni.

"Nonostante il leggero calo dei consumi a livello nazionale, la grappa trentina conosce un momento di successo - ha affermato Beppe Bertagnolli - Stiamo raccogliendo i frutti del meticoloso lavoro di tutela svolto negli anni passati, lavoro che ovviamente continua tuttora, in collaborazione con la Camera di Commercio di Trento e l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige. A oggi la grappa trentina è ancora l'unica certificata in Italia".

Sempre nell'ottica di guardare al futuro e cogliere gli scenari della grappa che verrà, l'Istituto Tutela Grappa del Trentino ha iniziato la preparazione del convegno nazionale dedicato al distillato che si terrà all'inizio di dicembre.

Chi è l'Istituto Tutela Grappa del Trentino
Nato nel 1960, oggi l’Istituto conta 29 soci dei quali 21 sono distillatori e rappresentano la quasi totalità della produzione trentina. L’Istituto ha il compito di valorizzare la produzione tipica della grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino e di qualificarla con un apposito marchio d’origine e con la dicitura “Trentino Grappa”. La produzione della grappa trentina rappresenta il 10% di quella italiana.

Fonte: Carlo Odello

Lo spumeggiante re dei prosecco



Intervistiamo il Re del proseccco che ancora una volta ha conquistato il palato degli esperti e non solo. Al Vinitaly ha presentato "Acquavite 1938" nata da uve selezionatissime e da un accurato processo di distillazione che la rende delicata e preziosa.
Un successo dovuto a quel sapere tramandato da generazioni, all'amore verso la propria terra e il rispetto delle tradizioni.

Angelo e i suoi figli. Sembrerebbe quasi il titolo di un best sellers o di un film, invece non è niente di meno che la rappresentanza dell’ultima generazione di una stirpe di vignaioli, produttori di vini straordinari, considerati i re dei Prosecco doc e Cartizze doc.. “Angelo e i suoi figli” fanno parte di quella categoria di vignaioli, che rappresenta una significativa realtà produttiva nel panorama ingegnoso ed operoso della Marca Trevigiana. La loro ultracentenaria ma modernissima azienda è collocata a Guia, in un anfiteatro collinare, a nord della Provincia di Treviso, racchiuso tra le colline prealpine, dalla Valmarena e dal Consiglio. Un piccolo paese che pare un presepe, adagiato sulle colline pedemontane orlate di boschi e dall’ incessante ricorrersi dei filari. La protezione benefica dei colli dalle correnti fredde preveniente da Nord, dona alla frazione un clima particolarmente temperato e mite, le caratteristiche climatiche e geologiche della zona hanno propiziato sin dai tempi più lontani la coltivazione della vite, e la produzione del vino che rappresenta la più grande risorsa del luogo. Non a caso già i romani, che certo se ne intendevano, lodavano accanto ai pregi del clima, i pregi del vino prodotto in questo territorio. Da allora la civiltà contadina ha affinato costantemente, lungo il corso della storia, le tecniche di coltivazione e di vinificazione di un vitigno particolare, il Prosecco, che qui ha trovato il proprio terreno di elezione, un ambiente unico ed ideale, che la tutela D.O.C. ha provveduto a difendere sin dall’aprile 1969. Un luogo dove vige un mistico silenzio, interrotto solo dai rumori della natura e dalla cordialità della gente che si incontra. Un luogo d’altri tempi, dove le ore sono ancora scandite e dove il tempo ha ancora un valore, l’ideale per chi è vittima dello stress. Basta stappare una bottiglia di “Desiderio”, uno tra i migliori prodotti di casa Bortolin, per comprendere la bontà e l’unicità del prodotto. Un vino che con la sua fragranza, racconta la storia e il territorio ma anche l’abilità, l’esperienza, l’amore e la passione per l’arte di vinificare. I Bortolin sono personaggi straordinari, spumeggianti come il vino che producono, generosi come l’aromaticità dei gusti e dei retrogusti dei loro prodotti. La loro dedizione è stata premiata con numerosissimi riconoscimenti, medaglie d’oro, gran premi, sia a livello nazionale che internazionale. Ci aprono le porte della loro azienda e ci guidano in un percorso conoscitivo tra gli impianti di produzione e le cantine. Ci spiegano che le uve vengono selezionate con estrema attenzione e avviate in cantina dove, dopo un minuzioso processo di diraspatura, un moderno sistema di pigiatura, un successivo impianto di vinificazione ed un reparto di produzione del freddo, consentono la fermentazione a temperatura costante ed una vinificazione ideale che estrae dall'uva l'anima del vino nel rispetto delle caratteristiche organolettiche proprie del vitigno. Tutto è stato attrezzato per rispondere alle più evolute esigenze produttive di vini e spumanti di gran pregio. Tranquillo, Frizzante o Spumante, il Prosecco DOC di Conegliano Valdobbiadene si riconosce per il colore paglierino leggero, per la moderata corposità, per l’esclusivo profumo fruttato e floreale. Ricordiamo, qui di seguito, qualche blasonatissima bottiglia. Il”Prosecco DOC di Valdobbiadene Spumante”, che esprime pienamente il suo carattere agile ed al tempo stesso energico ed è prodotto prevalentemente in due versioni, l’Extra Dry e il Brut. Nel primo caso, la rifermentazione si interrompe quando ancora rimane una piccola percentuale di zuccheri, nel secondo, è condotta quasi alla fine in modo che lo Spumante diventi più secco e asciutto. Il “Prosecco DOC di Valdobbiadene Spumante Brut”, è il Prosecco più moderno ed ha un grande successo internazionale. Si caratterizza per profumi più ricchi di sentori di agrumi e di note vegetali, che si accompagnano con una piacevole nota di crosta di pane, unita ad una bella e viva energia gustativa. Il perlage fine, assicura la persistenza del sapore e la pulizia del palato, rendendolo a tavola, lo spumante per eccellenza. Da apprezzare servito a 7-9° C su antipasti di pesce e verdure anche elaborati, primi con frutti di mare e piatti di pesce al forno o, come è in uso nella zona di produzione, a tutto pasto.
Il “Prosecco DOC di Valdobbiadene Spumante Extra dry”, è il Prosecco “classico”, la versione che combina l’aromaticità varietale con la sapidità esaltata dalle bollicine. Il colore è paglierino brillante ravvivato dal perlage. L’aromaticità è fresca e ricca di profumi di frutta, mela, pera, con un sentore di agrumi che sfumano nel floreale. In bocca il vino è morbido e al tempo stesso asciutto grazie ad una acidità ben presente. Ottimo come aperitivo, è ideale servito ad 8-10° C, su minestre di legumi e frutti di mare, paste con delicati sughi di carne, formaggi freschi e carni bianche soprattutto pollame. Il “Prosecco DOC di Valdobbiadene Spumante Dry “Desiderio”, un perfetto suggello ai momenti belli della vita. Già il colore rimanda ad una maggiore intensità, che si manifesta con una complessità di profumi invitanti ed ampi, dalla mela alla pera, dall’albicocca agli agrumi, alla rosa, con una gradevole nota di mandorle glassate al retrogusto. Questo spumante si accompagna ai dolci della tradizione, dalla pasta frolla alle crostate di frutta e alle focacce.Ottimo non solo alla fine di ogni pranzo importante, ma per ogni brindisi augurale, per rendere più festosa ogni cerimonia. E infine ecco il re dei re, il “Prosecco DOC di Valdobbiadene Spumante Cartizze”. Il Cru della Doc di Valdobbiadene si chiama Cartizze, vino ottenuto dalle uve coltivate in un piccolissimo fazzoletto di terra denominato appunto terra di Cartizze. Vino morbido e vellutato, dai sentori freschi di fiori e frutta. Ottimo alle situazioni e occasioni più importanti va servito ad una temperatura di 10° per esaltarne tutte le peculiarità.
Proprio in questi giorni i figli di Angelo e i loro pregiatissimi vini saranno al celebre Vinitaly, dove presenteranno un prodotto d’eccezione,
“ACQUAVITE 1938". L’acquavite nasce da uve selezinatissime di casa Bortolin e da un accurato processo di distillazione che la rende delicata e preziosa. Questo prodotto è dedicato proprio ad Angelo, che della sua azienda ne ha fatto, il “re” del Prosecco doc, e ha saputo tramandare con passione il suo sapere alle nuove generazioni, che hanno appreso non solo l’arte di vinificare ma anche la modestia e l’umiltà, doti rare che distinguono i “Grandi”.
da: liberoreporter.it

venerdì 16 maggio 2008

Barman Italiano Trionfa al 12 Trofeo Internazionale ''Calvados Nouvelle Vougue''

Samuele Ambrosi si è recentemente imposto nella categoria “Barman Professionisti” del 12° Trofeo Internazionale “Calvados Nouvelle Vogue”, svoltosi a Deauville, in Normandia.
Il barman italiano Samuele Ambrosi si è recentemente imposto nella categoria “Barman Professionisti” del 12° Trofeo Internazionale “Calvados Nouvelle Vogue”, svoltosi a Deauville, in Normandia. Questo concorso, che ha visto aderire all’edizione di quest’anno 73 partecipanti di 13 Paesi diversi, ha fin dalla sua nascita l’obiettivo istituzionale di promuovere l’utilizzo nel bere miscelato del Calvados (la storica, pregiata acquavite normanna ottenuta dalla lavorazione delle mele locali). Samuele Ambrosi, che presta servizio presso il bar “Sporting” di Caorle (Venezia), ha trionfato nella categoria più importante del Trofeo, quella riservata ai “Barman Professionisti”; la sua ricetta vincente, chiamata Sous le Soleil de Normandie, è così composta:
3,5 cl. di Calvados;
1,5 cl. di Aperol;
2 cl. di purea di lampone;
6 cl. di succo fresco d’ananas;
2 cl. di Grand Marnier;
elaborazione con lo shaker. Nelle altre due categorie internazionali del Trofeo, quella “Allievi Barman” e quella “Giornalisti” (anche la stampa si è cimentata al bancone!), hanno conseguito il primo posto, rispettivamente, la norvegese Silje Takle, con il cocktail Eng – Ler, e il francese Gérard Houdou, con il cocktail Tentation.
Per l’Italia, quello di Deauville è un altro riconoscimento professionale molto prestigioso a livello mondiale; è inoltre uno stimolo puntuale e creativo per sviluppare l’utilizzo in miscelazione del Calvados, il distillato di mele A.O.C. (Appellation d’Origine Contrôlée) che nel nostro Paese ha ancora una diffusione limitata, ma che gradualmente continua a crescere da oltre 15 anni.
da: comunicati-stampa.net

giovedì 15 maggio 2008

'grappa' definita 'prodotto agroalimentare tradizionale

AOSTA, 14 MAG - Con una deliberazione della Giunta regionale della Valle d'Aosta (la numero 935 del 3 aprile 2008) la 'grappa' e' stata definita 'prodotto agroalimentare tradizionale della Valle d'Aosta'. Lo ha comunicato l'amministrazione regionale. Inoltre, con lo stesso atto, che porta a trenta il numero dei prodotti ufficialmente riconosciuti come 'tradizionali', e' stato disposto l'invio della scheda identificativa della grappa al Ministero delle politiche agricole e forestali, ''per il suo inserimento nell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali''. Il processo tecnico-amministrativo che ha portato a tale riconoscimento sara' illustrato a giornalisti e operatori enogastronomici venerdi' 16 maggio, alle 16, nella sala del vivaio regionale 'Abbe' Henry' di Quart.
da: ansa.it

lunedì 12 maggio 2008

I primi cinquant’anni della Savio di Châtillon. Dal caffè alla vodka

Châtillon - “Fare impresa in Valle d’Aosta non è semplice - dice l’amministratore delegato, Marco Savio - e negli anni Novanta abbiamo valutato l’ipotesi di trasferirci nella zona di Parma, dove è più facile trovare professionalità specializzate”.
Dal caffè al génépi, dallo zucchero alla vodka. E’ questa la storia della Savio di Châtillon, ditta specializzata in distillati che oggi conta 20 dipendenti, 20 milioni di euro di fatturato, due sedi in Italia - una in media Valle e l’altra a Milano - una alle Canarie e una in Lettonia.
La ditta fondata da Paolino Savio il 1° maggio prossimo compie cinquant’anni da quando, nel 1958, veniva completata la prima tostatura di caffè. Solo nel 1966 inizia la produzione del tradizionale génépi.

Oggi, però, la torrefazione è marginale rispetto al resto della produzione - spiega l’amministratore delegato dell’azienda, Marco Savio - e nel 1998 abbiamo acquisito il contratto per la distribuzione delle vodke russe Moskovskaya e Stolichnaya. Questo ha permesso anche al nostro génépi di penetrare nella grande distribuzione, in circuiti come quelli di Carrefour, Coop, Metro”.

Mezzo secolo di attività nella nostra regione che però nasconde anche qualche aspetto amaro. “Fare impresa in Valle d’Aosta non è semplice - ci tiene a sottolineare l’ad Marco Savio - e negli anni Novanta abbiamo addirittura valutato l’ipotesi di trasferirci nella zona di Parma, dove la logistica e i costi di trasporto sono inferiori e dove è più facile trovare professionalità specializzate”. Il rischio di un trasferimento, infatti, si era presentato nel 1990 quando furono acquistati alcuni terreni edificabili a Saint-Vincent. “A progetti fatti - dice Savio - la Sovrintendenza bloccò la zona come probabile passaggio della strada delle Gallie. Da lì la decisione di trasferirci in Emila Romagna. Ma poi sono prevalsi i sentimenti e oggi siamo ancora in Valle”.

Fra le altre inziative, la Savio ha in programma il lancio di un nuovo prodotto. Un génépi messo in infusione pochi minuti dopo la raccolta della pianta in montagna: un procedimento che consente di conservare molti più aromi rispetto alla lavorazione normale.
da: aostasera.it

martedì 6 maggio 2008

L'arte del gusto si impara mangiando i prodotti locali

Lo conoscono tutti ma in pochi saprebbero distinguere una etichetta dall'altra. Eppure il Marsala è il vino liquoroso più diffuso in Italia, che ha scontato una notorietà legata forse a troppi stereotipi e luoghi comuni e poco alla sue potenzialità. Perché il Marsala non è soltanto il vino classico della «meditazione», ideale da bere davanti ad un caminetto acceso oppure per scaldare l'ambiente in una serata conviviale. È una miscela di sapori e odori esplosiva ricavata da uve a bacca bianca (che a seconda delle varie aggiunte conferiscono al liquore le tonalità dell'oro, dell'ambra e del rubino), poi lasciato invecchiare alcuni anni in botti di rovere. Il Marsala diventa «i Marsala» nel momento in cui il suo eclettismo e la sua versatilità lo trasformano, a seconda delle occasioni, in vino da accompagnamento di cibi a tavola, «semplice» aperitivo o liquore da dessert.
Ideale con i sapori forti: abbinato a formaggi come gorgonzola, caciocavallo ragusano, parmigiano reggiano, è capace di sprigionare la sua essenza, ma anche con zuppe di crostacei, la qualità Marsala Vergine in questo senso eccelle, con pesce affumicato o bottarga di tonno, con selvaggina o filetto, intensamente speziati e aromatici. E per finire con i dolci più «dolci»: tra tutti le profumate insalate di fragole o fragoline, di pesca bianca, di melone cantalupo di Paceco, solo però se il marsala è Superiore Dolce. In poche parole il Marsala sta bene insieme ai formaggi, alla carne, al pesce mentre da chi lo consuma abitualmente, stando alle ultime ricerche, viene preferito (e non sempre a ragione) come fine pasto al momento del dolce.
Fa parte di quei luoghi comuni, o sarebbe meglio dire abitudini consolidate, che ne hanno fatto conoscere fino ad oggi poco le sue caratteristiche. In genere chi beve Marsala dice di apprezzarne soprattutto il profumo che ricorda la terra da cui ha origine, la Sicilia; solo una minima parte, però, saprebbe distinguere un Marsala da un altro e narrare la sua storia. Che è quella di un vino scoperto per caso (come del resto il più delle volte accade per le «grandi» scoperte).
Inventore ne fu il commerciante inglese John Woodhouse che veleggiava nel 1773 attraverso il Canale di Sicilia alla ricerca di particolari ceneri per la sua fabbrica di saponi a Liverpool. Una tempesta lo costrinse ad attraccare a Marsala. In cerca di un'osteria per far ristorare il suo equipaggio, fu subito conquistato dal gusto deciso del vino di quelle terre che era fatto invecchiare in grandi botti di legno. Il fiuto per i grandi affari portò Woodhouse a caricare sul suo brigantino Elizabeth, diretto in Inghilterra, un campione del vino di Marsala (o Sicilian Sherry) e per proteggerlo dagli sbalzi di temperatura e dall'umidità del lungo viaggio, vi aggiunse acquavite da vino: nacque così il Marsala che conosciamo oggi.
Da necessità, dunque, la virtù del vino liquoroso destinato poi, attraverso gli inglesi, a diventare famoso in tutto il mondo. Oggi il Marsala punta a creare straordinarie occasioni di incontro con il consumatore e a riscattarsi dal confinamento a stereotipati luoghi comuni.
Il Consorzio Volontario del Vino Marsala D.O.C. (che dal 1963 associa la quasi totalità delle aziende produttrici ed è il solo a poter legittimamente rappresentare la d.o.c. Marsala), ha scelto di pianificare una campagna di comunicazione su uno dei prodotti più affascinanti e versatili della Sicilia facendo del Vinitaly la prima, importante tappa di questo progetto per un ritorno in grande stile. Mentre i segreti del Marsala doc vengono svelati direttamente dai produttori. Il territorio della città siciliana, maggior centro di produzione vinicola della provincia, sta vivendo un boom dell'enoturismo legato al suo prezioso nettare: la maggior parte delle cantine consorziate provvede all'ospitalità degli amanti del vino ai quali ne spiega metodo di produzione, storia e cultura. Disseminati nelle campagne, a grande distanza dai centri abitati, sono ancora visibili i «bagli», alcuni magistralmente restaurati e sedi all'avanguardia per i tradizionali metodi di produzione del vino: luoghi fortificati, simbolo del latifondo produttivo, i bagli hanno assicurato lo svolgimento del lavoro nei campi al riparo da ogni disturbo esterno fin dal XVII secolo. Oggi rappresentano un raro esempio di archeologia naturale di gran valore.
da: iltempo.it

Neive - L'addio a Romano Levi, il grappaiolo angelico

A Neive i funerali dell'artista celebre per le sue grappe

Neive - La prima grappa la distillò nel 1945, ad appena 17 anni: la fama arrivò a partire dal 1971, quando Luigi Veronelli lo scoprì, consacrandolo con un articolo su “Epoca” intitolato “L’aristocrazia delle acqueviti”. Avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 24 novembre, ma si è spento nella notte fra giovedì e venerdì scorsi: Romano Levi era andato a trovare l’amata sorella Lidia presso la casa di riposo di Neive, quando è stato stroncato da un infarto.
Personaggio schivo e riservato, silenzioso piccolo grande uomo, poeta delicato, artista naif, nella sua disarmante semplicità, artigiano capace, langarolo doc: molte anime convivevano nel “grappaiolo angelico”, uomo concreto, ma capace di volare alto, come i suoi angeli con un’ala sola, che possono solcare il cielo ma devono rimanere abbracciati.
La grappa la produceva con il metodo “antico”, con il fuoco diretto sotto la caldaia in rame, in cui stavano vinacce (dolcetto, barbera, nebbiolo) ed acqua; di fianco gli alambicchi. Poi le bottiglie, ciascuna un’opera d’arte, autentici capolavori, col tappo in sughero, che non spingeva fino in fondo, e le etichette, vergate a mano, disegnate con inchiostro di china e matite colorate.
Aveva imparato a farla da solo, ereditando gli alambicchi del padre, quando morì sua madre, al termine della guerra: «Ho semplicemente accontentato il destino», aveva confidato a Luigi Sugliano, autore due anni fa di un bel volume (con le fotografie di Bruno Murialdo).
Quasi si sprecano gli aneddoti sulle sue bottiglie: da quelle consegnate agli uomini della scorta di Siniscalco, con l’ex ministro rimasto a secco, a quella del moscerino che è volato via, alle sue celeberrime donne selvatiche che scavalicano le colline.
La chiesa di San Giuseppe di Borgo Nuovo gremita per i funerali, sabato scorso, per l’ultimo saluto all’uomo: la sua arte e la sua grappa, invece, vivranno per sempre.

da: grandain.com

sabato 26 aprile 2008

"Chi guida per gli amici da me non pagherà più"

Davide Scabin si sente come letto nel pensiero: «Dice sul serio? L’Epat e l’Aci vogliono davvero offrire ai clienti dei ristoranti il taxi? Ma mi hanno rubato l’idea. Lo sa che io sto lavorando al menu-driver?».
Che cos’è questo «menu driver»?
«E’ un’idea cui stiamo lavorando da qualche tempo. Abbiamo intenzione di offrire la cena a chi arriva al ristorante in cinque. Insomma, pagano in quattro e il quinto, il driver, quello che avrà il compito di portare tutti a casa, sani e salvi, gli offro io la cena. Il patto è che il driver non deve bere niente di alcolico: ha davanti a sé un lunghissimo bicchiere blu che viene rigorosamente riempito di sola acqua. Può scegliere fra diverse marche, ma non una goccia di vino».
Perché il quinto non paga?
Potevamo fare il sesto, ma ci vuole necessariamente la Multipla per trasportare tutte quelle persone...».
Quindi la proposta del presidente Nebiolo, maturata in accordo con l’Aci, le piace.
«Se mi piace? La trovo geniale. Era ora che qualcuno ci pensasse. Prima di tutto così si convince la gente a consumare di nuovo il vino senza angosce, secondo si convincono i cittadini torinesi a familiarizzare con le auto pubbliche».
Perché i torinesi, secondo lei, hanno qualche problema con i taxi?
«Sì, certamente: si vergognano. Ma diciamola meglio. Essendo gente patita dell’understatement ha un certo pudore a utilizzare questo mezzo pubblico. Non sono pochi infatti, coloro che si fanno lasciare qualche centinaio di metri prima del portone di casa, per non dare nell’occhio».
Torniamo al consumo dell’alcol a tavola. Anche lei ha riscontrato un crollo delle richieste da quando l’etilometro fa più paura?
«Crollo è una parola riduttiva. Nel mio ristorante non solo accade che le bottiglie di vino vengano centellinate. Ma i super-alcolici restano nelle loro bottiglie. Nessuno conclude più il pasto con un buon whisky o una grappa. Temono che sia sufficiente per sancire il ritiro della patente».
da: la stampa.it

Non esiste grappa a 21 gradi

La grappa sta vivendo un momento di crescita di interesse anche a seguito della recente attribuzione della denominazione geografica a livello europeo (d'ora in poi si parlerà solo di "grappa" e non ci sarà necessità di specificare "italiana").
Il mondo della grappa è molto grato ai mezzi di informazione che permettono il diffondersi di una maggiore cultura del prodotto e cerca, attraverso l'Istituto Nazionale Grappa, di offrire il proprio supporto, anche tecnico, ai giornalisti che scrivono del distillato.
Recentemente alcune testate hanno parlato di "grappa a 21 gradi".
L'Istituto Nazionale Grappa tiene a precisare che nella commercializzazione della grappa è prevista per legge una gradazione minima di 37,5% in volume (per le grappe a indicazione geografica è prevista una gradazione minima non inferiore a 40% in volume). Una bevanda alcolica con gradazione inferiore non può essere quindi definita "grappa".
da: teatronaturale.it

lunedì 21 aprile 2008

Generazione alcol, 4 superdrink a serata

Hanno tra i 13 e i 15 anni, è il loro sabato
Disposti a smettere in cambio di un reality
ROMA. Hanno tra i 13 e i 15 anni e durante una serata in discoteca arrivano a bere anche quattro bicchieri di alcolici. E’ la «generazione alcol» che sta crescendo a vista d’occhio in Italia, quella che cerca lo «sballo del sabato sera» ed è disposta a rinunciarci solo in cambio di un grosso premio o della partecipazione a un reality in tv. A scattarne la fotografia sono due rapporti presentati ieri dall’Istituto superiore di sanità e dall’Istat, in occasione dell’Alcol prevention day.Generazione alcol. Dalla ricerca effettuata dall’Iss nelle discoteche italiane attraverso il progetto «Il Pilota», ben il 67% dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni, dunque al di sotto dell’età legale, eccede nel bere, consumando frequentemente da due a quattro drink in una serata. La media è di 4 bicchieri a serata, tra breezer, birra e superalcolici per i maschi, e di tre bicchieri per le ragazze. In particolare, ha spiegato Emanuele Scafato dell’Iss, «il 25% dei ragazzi e il 31% delle ragazze assumono più di due unità alcoliche a sera. Questi giovanissimi bevono soprattutto il sabato, ma anche negli altri giorni della settimana, seppur in prevalenza ridotta». Anche per i giovani di età superiore ai 15 anni la media di consumo è generalmente superiore ai due drink, in particolare fra il 46,8% dei ragazzi e il 30,6% delle ragazze. Il picco di prevalenza dei consumatori a rischio si verifica tra i 19 e i 24 anni, per poi diminuire dopo i 25 anni in entrambi i sessi. «Si tratta di quantità non trascurabili - ha osservato Scafato - in particolare se riferite agli adolescenti e assolutamente ingiustificabili riguardo ai minori, anche tenuto conto che i consumi al di sotto dei 15 anni dovrebbero essere pari a zero litri entro il 2010, obiettivo in cui si sono impegnati tutti gli Stati membri del Who (l’Organizzazione mondiale della sanità)».Dal canto suo l’Istat sottolinea come tra i giovani si stia diffondendo l’abitudine (tipica dei paesi del Nord Europa) di eccedere in una sola occasione nel consumo di alcol al solo scopo di ubriacarsi. Si tratta del fenomeno cosiddetto del «binge drinking» (bere per ubriacarsi): nel 2007, l’8% della popolazione dagli 11 anni in su ha dichiarato di aver bevuto alcol in eccesso in una sola occasione almeno una volta negli ultimi dodici mesi. E analizzando le fasce d’età le percentuali crescono: 11,4% nella fascia 16-17 anni, 15,3% tra i 18 e i 19.17,2% tra i 20 e i 24 anni, 15,5% tra i 25 e i 29.«Smetterei per un realty». A convincere i ragazzi che frequentano le discoteche a non bere per l’intera serata non sono certo la paura dei controlli della polizia, le campagne pubblicitarie o il divieto di consumare alcol nei locali notturni. Quello che potrebbe fare la differenza sarebbe l’assegnazione di un premio importante (indicato dal 74% degli intervistati) e la partecipazione a un programma televisivo o un reality show (70%). Appena il 58% sente invece la responsabilità di portare a casa gli amici, il 44% la pressione del partner e degli amici, il 31% teme il divieto di servire alcolici all’interno dei locali notturni, il 23% i controlli della polizia. «Come ricercatori - ha spiegato Scafato - avevamo immaginato motivazioni piuttosto inconsuete, ma i giovani ci hanno stupito nelle risposte che ci hanno dato».Anziani a rischio. L’abuso di alcol non aumenta solo tra i giovani: più di 3 milioni di over-65 sono a rischio. Il 32,6% tende all’abuso, con una maggiore incidenza nel sesso maschile (52,8%) rispetto a quello femminile (17,5%). Il progetto Iprea, condotto dall’Iss in 12 regioni italiane, ha rilevato la presenza di alcuni fattori che «predispongono» a bere di più.Tra i gli uomini il rischio è maggiore tra coloro che dicono di sentirsi bene (48%), tra i fumatori (93%), coloro che hanno svolto un lavoro manuale (80%), chi è obeso (46%) e chi vive nelle regioni del nord (43%). Nel sesso femminile, invece, ad aumentare il rischio sono altri fattori, primo fra tutti la convivenza con il coniuge (80%), di cui si assumono le abitudini. Sono poi più a rischio le donne che vivono al nord (66%) mentre coloro che abitano con i figli consumano meno alcol.
da: espresso.repubblica.it

giovedì 17 aprile 2008

Un certificato di qualità per la Grappa Veneta

In arrivo il primo certificato di qualità per la Grappa Veneta, a confortare i lavori i risultati della ricerca dell’Unione Italiana Vini, in primo piano la tutela del consumatore. È stato presentato oggi infatti, mercoledì 16 aprile, a Legnaro (Pd), durante il convegno "La Grappa oltre la Grappa" tenutosi alla Corte Benedettina nella sede di Veneto Agricoltura, moderato da Mimmo Vita, Presidente UNAGA, il progetto per la stesura del disciplinare sulla garanzia e la qualità della Grappa Veneta che renderà unico il prodotto "made in Italy", curato dall’Istituto Grappa Veneta in collaborazione con Veneto Agricoltura e Regione Veneto.

Afferma Alessandro Maschio, Presidente dell’Istituto Grappa Veneta: "Le finalità sono di identificare le caratteristiche chimiche ed organolettiche della grappa, creare un panel, una commissione di assaggio in grado di valutare le principali caratteristiche sensoriali, sulla base di un progetto con il quale si dovrà certificare la qualità del prodotto. E’ la prima volta che i produttori associati sono tutti uniti con un obiettivo comune".

A sostegno del lavoro svolto dall’Istituto Grappa Veneta, la ricerca presentata dall’Unione Italiana Vini con il condirettore Francesco Pavanello e da Michela Cipriani, nella quale è stato messo in evidenza come attraverso dei marcatori si riesce ad identificare il territorio di provenienza della grappa. Risultato che permette di arrivare alla tracciabilità del prodotto elemento importante per la tutela del consumatore.
da: masterviaggi.it

E’ nato il secondo Mercato della Terra in Libano

Domenica 6 aprile è stato inaugurato il secondo Mercato della Terra libanese a Saida, nel sud del Paese.
Il Mercato della Terra di Saida è parte di un progetto del programma ROSS (Ricostruzione, Occupazione, Servizi e Sviluppo) della Cooperazione Italiana.
Partito ufficialmente nel marzo 2007 il progetto intende offrire supporto ai piccoli produttori, tramite corsi di formazione e l'apertura di tre mercati contadini in Libano: a Tripoli-Mina (inaugurato lo scorso 6 dicembre), Saida e Beirut.
Il progetto è realizzato dalla ONG Ucodep in collaborazione con Slow Food Beirut e la Fondazione Slow Food per la Biodiversità. Collaborano alla logistica e alla realizazione di tutte le attività del Mercato della Terra di Saida la Hariri Foundation e il centro South BIC.
Il mercato è organizzato su base settimanale e avrà luogo nel Khan El-Franj, spettacolare struttura storica posta sul lungomare dell'antica città fenicia. Si tratta di un caravanserraglio del 17mo secolo, ristrutturato per essere utilizzato come spazio pubblico e adatto anche alle edizioni invernali del mercato. La struttura ha un'ampia corte interna scoperta nella quale avranno luogo gli eventi e le attività collaterali al souk, mentre i produttori, circa 25 per la prima edizione, avranno i loro stand sotto le arcate.
I Mercati della Terra libanesi sono organizzati secondo un modello internazionale pensato da Slow Food, con regole che sono state adattate alla realtà locale.
Tutti i prodotti presentati rispondono al criterio del buono, pulito e giusto, secondo la definizione di Carlo Petrini; sono locali e di stagione, presentati al mercato sempre e solo da chi li prodotti.
Saranno presenti banchi di frutta e verdura fresca, mouneh (le tipiche conserve libanesi), dolci tradizionali, distillati, miele, olio d'oliva e e saponi naturali prodotti artigianalmente.
Scopo di questo, come di tutti i Mercati della Terra, è creare non solo opportunità di vendita, ma anche di incontro, socializzazione, conoscenza dell'identità alimentare di un territorio.
da: slowfood.it

Da Atripalda distillati per gli Usa

L'attenzione non è mai abbastanza nel delicato momento di distillazione di una grappa. Bisogna vigilare fugare il pericolo che il distillato si trasformi in un liquore perdendo quindi la propria origine. Lo sa bene Vincenzo De Filippi, titolare dell'azienda La Grappa del Grifo che ormai da tre anni produce quattro linee di grappe di qualità, delle quali due aromatiche. Pur essendo a capo di un'azienda relativamente giovane, Vincenzo De Filippi può vantare un'esperienza decennale nel campo della produzione vitivinicola. Da questa passione, che ha cambiato solo abito nel corso degli anni, nasce la grappa a marchio Il Grifo, già piuttosto conosciuta a livello regionale. Poche le fiere in programma. Tuttavia i precedenti contatti instaurati attraverso l'azienda vinicola e l'occasione data da alcuni emigranti irpini, hanno permesso alle grappe di De Filippi di raggiungere Svizzera e Stati Uniti.
Emilia Filocamo
da: denaro.it

Il grifo che avvinghia una vite, esplicito riferimento al simbolo principe di un'intera terra vocata alla viticoltura, l'Irpinia, è il suggestivo restyling dato all'antico stemma di famiglia e oggi il logo suggestivo che contraddistingue appunto i prodotti dell'azienda La Grappa del Grifo. A raccontarlo con entusiasmo e soddisfazione è il titolare, Vincenzo De Filippi. "Tutto nasce sicuramente da una grande passione per questo territorio - racconta il titolare — ma anche e soprattutto da una precedente e decennale esperienza nel settore vitivinicolo, in tempi in cui l'Irpinia non era ancora così al centro dell'attenzione di esperti ed appassionati del settore vitivinicolo ed enogastronomico"
Fa fatica Vincenzo De Filippi a definirsi un pioniere della promozione vitivinicola del suo paese e della sua terra, l'azienda di grappe ha sede appunto ad Atripalda, ma solo per una grande umiltà.
"Con il passare degli anni, dopo aver lasciato l'esperienza vitivinicola, ho pensato di restare nel settore ma con un abito diverso — aggiunge — con acute e attente indagini di mercato ho potuto constatare, specie recentemente, una grande attenzione per il mercato dei distillati e delle grappe" Così tre anni fa nasce questa azienda, che seppure giovane, porta sulle spalle orgogliosa tutto il peso di un'esperienza fatta sul campo dal titolare. "Attualmente produciamo quattro grappe principali — chiarisce Vincenzo De Filippi — una barricata, l'Antiqua, una grappa di monovitigno Aglianico, l'Hellanica, due aromatiche, la prima aromatizzata ai limoni della costiera che si chiama Anthea e la seconda, aromatizzata ai frutti di bosco, dal nome assolutamente azzeccato di Suavis".
Attenzione, disciplina degli ingredienti e passione rendono queste grappe un prodotto straordinariamente identificativo del territorio e della personalità del titolare. Una dedizione che è stata premiata, e non solo sul territorio nazionale. "Siamo presenti a livello regionale, ma il contatto con distributori legati alla mia precedente attività e il trait d'union prezioso esercitato da alcuni emigranti irpini hanno fatto il resto — aggiunge Vincenzo De Filippi - oggi siamo infatti presenti in Svizzera e New Jersey, ovviamente in piccole quantità, dovute alla nostra natura artigianale".
E la destinazione, fatta per lo più di privati e semplici appassionati del prodotto, mira ad estendersi a raggiera ma in settori precisi e con un target di clienti elevato. " La grande distribuzione non ci interessa, nè sul territorio nazionale, nè all'estero — conclude De Filippi — preferiamo rivolgerci ad un pubblico selezionato, quello delle enoteche, dei ristoranti e dei negozi specializzati"


Profilo aziendale
Ragione sociale: La Grappa del Grifo
Anno di costituzione: 2005
Sede: Via Cesinali, 71 Atripalda (Avellino)
Amministratore unico: Vincenzo De Filippi
Settore / Settori: produzione grappe

ISTAT: UN RAGAZZINO SU 5 CONSUMA ALCOL,SALE USO TRA GIOVANI DONNE

Roma, 17 apr. (Apcom) - A 16-17 anni il 5,2% beve ogni giorno, l'11,4% si ubriaca, se l'Italia è un paese dove il consumo di alcol è tradizionalmente moderato ed è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni, cresce in maniera preoccupante il consumo tra i giovani e soprattutto tra le donne. Le ragazze di 18-19 anni che consumano alcol passano dal 53,7% del 2007 al 60,9% dello scorso anno, quelle tra i 20 e i 24 anni dal 58,4% al 63,2%. Più allarmante il dato che riguarda i ragazzini: uno su cinque (il 19,9%) tra gli 11 e i 15 anni ha bevuto almeno una volta nell'arco dell'ultimo anno e quasi il 2% si è già ubriacato.
La metà dei sedicenni e dei diciassettenni beve, il 5,2% tutti i giorni, e cresce il fenomeno del binge drinking: nel corso degli ultimi dodici mesi si è ubriacato almeno una volta l'11,4% dei ragazzi di quell'età. E' il quadro tracciato dall'Istat nel rapporto "Uso e abuso di alcol in Italia", sui risultati di una indagine campionaria su 19mila famiglie condotta nel febbraio 2007.


sabato 12 aprile 2008

I grandi compratori internazionali ora vogliono la grappa

Il recente riconoscimento della denominazione geografica a livello europeo rafforza l'interesse degli operatori internazionali per la grappa di C. S. Alla chiusura di Vinitaly il bilancio per la grappa è positivo. Cresce all'estero la notorietà del distillato italiano, con sempre più operatori internazionali che si interessano al prodotto.
"Il riconoscimento della grappa come denominazione geografica, ottenuto grazie all'azione determinante del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ha rafforzato l'interesse degli operatori stranieri nei confronti del nostro distillato - conferma Cesare Mazetti, presidente dell'Istituto Nazionale Grappa - Ora si avvicinano alla grappa anche le grandi realtà della distribuzione internazionale".
Il mercato della grappa registra una lieve flessione nei consumi, ma le vendite vanno bene. Il loro valore è infatti stabile, la tendenza è addirittura di un lieve incremento, accompagnata da una maggiore qualità nel consumo. Si registra inoltre anche una maggiore attenzione alle tecniche di invecchiamento da parte dei produttori, per grappe che trovano sempre più spesso il favore del pubblico.
Conferme dell'amore della gente per la grappa arrivano anche dal banco di assaggio "Grappa & C. Stratus Tasting", organizzato dal Centro Studi Assaggiatori proprio a Vinitaly in collaborazione con Verona Fiere. Quest'anno ha festeggiato la ventesima edizione con circa cinquemila assaggi di grappe, distillati e liquori. Tutti gli assaggi sono stati registrati su schede, ogni dato raccolto verrà ora elaborato ed esaminato per scoprire le tendenze dei consumatori.
da: www.teatronaturale.it

venerdì 11 aprile 2008

DISTILLERIA TORNITA SIENA: NON CHIUSA, NESSUNA SOFISTICAZIONE

(AGI) - Torrita di Siena, 9 apr. - Non e’ stata ordinata la chiusura della distilleria di Tornita di Siena: la semplice sospensione della produzione di alcole per uso alimentare - sottolineano le Distillerie Bonollo - e’ stata disposta in via cautelativa dal Sindaco ma non ha alcun effetto, poicbe’ l’impianto non ne produce attualmente, in quanto ne esce solo alcole grezzo per uso industriale. E soprattutto, sottolineano le Distilleria Bonollo (fra le maggiori realta’ d’Europa della distillazione del comparto enologico), non esiste alcun nesso con le contraffazioni del vino di sui si parla in questi giorni, e non esistono contestazioni di natura amministrativa. I depositi di materia prima per i quali sono state mosse contestazioni di natura igienica vengono utilizzati solo per le vinacce destinate alla produzione di alcole grezzo, mentre ben altra cura viene riservata ai magazzini per lo stoccaggio delle vinacce utilizzate per le distillazioni a uso alimentare. La produzione di alcole grezzo non destinato al consumo alimentare ma, nel caso specifico, destinato alla carburazione, esclude evidentemente ogni eventuale rischio di insufficienza igienico-sanitaria. Le Distillerie Bonollo sottolineano che in tutti i loro stabilimenti e’ attuata la corretta prassi igienico-sanitaria del processo produttivo degli alcoli e delle acquaviti. Le Distillerie Bonollo vantano il fatto che la sicurezza alimentare e l’igiene costituiscono uno dei punti di forza della loro produzione, che l’ha portata, per qualita’ e serieta’ professionale, al primo posto del mondo nella produzione di grappa, l’esclusiva acquavite italiana. (AGI)

I grandi compratori internazionali ora vogliono la grappa

(vinit.it - 10-04-2008) Alla chiusura di Vinitaly il bilancio per la grappa è positivo. Cresce all'estero la notorietà del distillato italiano, con sempre più operatori internazionali che si interessano al prodotto.
"Il riconoscimento della grappa come denominazione geografica, ottenuto grazie all'azione determinante del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ha rafforzato l'interesse degli operatori stranieri nei confronti del nostro distillato - conferma Cesare Mazetti, presidente dell'Istituto Nazionale Grappa - Ora si avvicinano alla grappa anche le grandi realtà della distribuzione internazionale".
Il mercato della grappa registra una lieve flessione nei consumi, ma le vendite vanno bene. Il loro valore è infatti stabile, la tendenza è addirittura di un lieve incremento, accompagnata da una maggiore qualità nel consumo. Si registra inoltre anche una maggiore attenzione alle tecniche di invecchiamento da parte dei produttori, per grappe che trovano sempre più spesso il favore del pubblico.
Conferme dell'amore della gente per la grappa arrivano anche dal banco di assaggio "Grappa & C. Stratus Tasting", organizzato dal Centro Studi Assaggiatori proprio a Vinitaly in collaborazione con Verona Fiere. Quest'anno ha festeggiato la ventesima edizione con circa cinquemila assaggi di grappe, distillati e liquori. Tutti gli assaggi sono stati registrati su schede, ogni dato raccolto verrà ora elaborato ed esaminato per scoprire le tendenze dei consumatori.
Chi è l'Istituto Nazionale Grappa
L'Istituto Nazionale Grappa è stato fondato nel 1996. Attualmente, attraverso gli Istituti regionali aderenti o direttamente, l'Istituto Nazionale Grappa rappresenta circa il 70% della grappa distillata e oltre 100 aziende. All'Istituto Nazionale Grappa aderiscono l'Istituto Grappa Piemonte, l'Istituto Grappa della Valle d'Aosta, l'Istituto Grappa Lombarda, l'Istituto Grappa Veneta, l'Istituto Tutela Grappa del Trentino, l'Associazione Produttori Grappa dell'Alto Adige e numerosi produttori singoli.
Oltre alle organizzazioni regionali possono infatti aderire all'Istituto Nazionale Grappa le imprese che producono o commercializzano grappa con marchio proprio che hanno sede in una regione in cui non è presente un sodalizio associato all'Istituto Nazionale Grappa.

Oval Swarovski Crystal Vodka, bottiglia d'elite

La Vodka Oval, nota per la sua ineguagliabile purezza, viene ora proposta in un’intrigante versione in edizione limitata. Settemila cristalli Swarovski tempestano la bottiglia, che vanta un design innovativo.

Il risultato trasuda fascino da ogni centimetro quadrato di superficie, ma anche il prezzo è abbagliante: 3.500 sterline. Chi vorrà comprarla dovrà rivolgersi ad alcuni dei locali più esclusivi di Londra, all’uopo selezionati.

da: deluxeblog.it

giovedì 10 aprile 2008

DISTILLERIE BONOLLO: “NESSUNA CHIUSURA PER L’IMPIANTO DI SIENA E NESSUN COINVOLGIMENTO CON LO SCANDALO DELLE SOFISTICAZIONI DEL VINO”

(Wine News) -Siena - 09 Aprile 2008
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DISTILLERIE BONOLLO: “NESSUNA CHIUSURA PER L’IMPIANTO DI SIENA E NESSUN COINVOLGIMENTO CON LO SCANDALO DELLE SOFISTICAZIONI DEL VINO”

“Nessuna chiusura dell’impianto di Torrita di Siena e nessun coinvolgimento con le contraffazioni del vino”. Lo comunica le Distillerie Bonollo spa, una delle più importanti realtà europee di distillazione del comparto enologico.
“Le Distillerie Bonollo Spa, che hanno raggiunto quest’anno i 100 anni di attività ed hanno attraversato da riconosciute protagoniste tutte le fasi storiche della distillazione delle vinacce, della commercializzazione e della valorizzazione delle grappe e delle acquaviti, confermano - si legge in una nota stampa - che l’impianto di Torrita di Siena non è stato chiuso ma è stata sospesa l’attività per destinazione alimentare, peraltro già non attiva in questo periodo. I depositi per i quali sono state fatte le contestazioni vengono utilizzati solo per le vinacce destinate alla produzione di alcool grezzo, altri sono i magazzini per lo stoccaggio delle vinacce utilizzate per le distillazioni a uso alimentare. La produzione di alcool grezzo non destinato al consumo alimentare, nel caso specifico destinato alla carburazione, esclude evidentemente ogni eventuale rischio di insufficienza e carenza igienico-sanitaria. Le Distillerie Bonollo nei loro stabilimenti attuano una corretta prassi igienico-sanitaria del processo produttivo degli alcoli e delle acquaviti”.
“Il fatto - continua le Distillerie Bonollo Spa - che non sia stata richiesta una chiusura, ma una sospensiva da parte del Sindaco è del resto dimostrazione che non ce ne sono i requisiti, come invece enfatizzato dalla stampa. E’ d’obbligo precisare che l’intero processo di produzione degli spirits è sotto stretta sorveglianza dell’Agenzia delle Dogane, che ha il ruolo di verificare e accertare che tutte le trasformazioni delle materie prime introdotte avvengano secondo criteri e modalità stabilite dalla legge.
Le Distillerie Bonollo ribadiscono “di essere assolutamente estranee e di non essere in alcun modo coinvolte con lo scandalo della contraffazione del vino” e che “da sempre fanno della sicurezza alimentare e dell’igiene uno dei punti di forza della loro produzione che li conferma essere una delle aziende maggiormente conosciute per qualità e serietà professionale. Elementi, questi, che la collocano al primo posto del mondo nella produzione di grappa, l’esclusiva acquavite italiana”.

lunedì 1 ottobre 2007

Gocce di Grappa – l'Anag protagonista dell'evento

Colle di Val d'Elsa (SI) 1 ottobre 2007 – Si è conclusa con un'affluenza inaspettata di pubblico la IV° edizione di Gocce di Grappa a Colle di Val d'Elsa.
Grande successo di questa manifestazione organizzata dall'Anag (Assaggiatori di Grappa e Acquaviti), dal Comune e dalla Pro-Loco di Colle di Val d'Elsa (SI).
A differenza delle passate edizioni, grande successo ha riscontrato il banco d'assaggio dell'Anag con circa 70 prodotti tra Grappe a Acquaviti di ogni regione d'Italia e di più di 35 aziende che hanno voluto partecipare a questa manifestazione.
A disposizione dei visitatori, esperti Assaggiatori Anag e alcune Distillerie che hanno consigliato numerosi assaggi del Distillato Italiano per eccellenza, La Grappa.
Tanti gli assaggi e molti gli appassionati e addetti ai lavori che con il calice ufficiale Anag della manifestazione, hanno animato le giornate di sabato 29 e di domenica 30 partecipando numerosissimi alle degustazioni guidate dai relatori Anag e ai seminari collaterali alla manifestazione di abbinamento tra Grappa e Sigari con la collaborazione dell'associazione Amici del Toscano appositamente intervenuti.
Tantissime le tipologie di Grappa in degustazione, dalle più classiche Grappe Giovani di Chainti Classico e Nebbiolo da Barolo alle Aromatiche di Gewurztraminer e Moscato, dalle Affinate in botti di rovere alle Invecchiate in barrique di ciliegio e botti da Madeira fino ad arrivare alle Torbate.
Una manifestazione che ogni anno regala grandi soddisfazioni agli organizzatori e aumenta di pubblico interessato e sempre più attento ai prodotti di qualità ed ai loro abbinamenti.

lunedì 25 giugno 2007

Domenis presenta Storica Nera d’Uve a 50°

Storica Nera d’Uve a 50° è un distillato esclusivo dedicato ai palati più esigenti, a coloro che in una degustazione ricercano il top e che amano spingersi in esperienze nuove e assolutamente inedite.

Distilleria Domenis presenta la celebrata ed apprezzata Storica Nera in versione acquavite d’uve. Un prodotto unico nel suo genere frutto della sinergia tra tradizione e continua ricerca all’innovazione (che da sempre contraddistingue i distillati di Domenis) e risultato della centenaria abilità nella conduzione degli alambicchi dell’azienda di Cividale.

Storica Nera d’Uve a 50° è un distillato esclusivo dedicato ai palati più esigenti, a coloro che in una degustazione ricercano il top e che amano spingersi in esperienze nuove e assolutamente inedite. Sorpresa, incanto dei sensi, Domenis dedica questa incomparabile acquavite agli amanti di degustazioni di qualità, a chi si lascia guidare dalla rinomata abilità dei Mastri Distillatori di Domenis e si affida alla millenaria tradizione di un territorio votato alla produzione vitivinicola.

Storica Nera d’Uve a 50° di Distilleria Domenis (proveniente dai vitigni del Merlot, Cabernet e Refosco) è un’acquavite che, pur esprimendo forza e carattere, sorprende il palato con la sua inaspettata e inimitabile morbidezza e la delicatezza della sua fragranza.

Per la qualità del prodotto e la ricchezza di contenuti, il canale distributivo di riferimento è l’alta e l’altissima ristorazione e la mescita specializzata.

Distillato d'Uva Chardonnay di Borghi

Per presentare il proprio Distillato d'Uva Chardonnay, Borghi ha scelto una confezione molto elegante. In questo modo si è voluto sottolineare il prestigio di questo prodotto, ottenuto dalla rigorosa selezione di uve dell'omonimo vitigno, curate con amore e con passione fino a perfetta maturazione. Dopo la vendemmia e la pigiatura, il mosto è stato immesso all'interno di speciali alambicchi che permettono di distillare a bassa temperatura. Grazie a questo particolare accorgimento e alla bravura di provetti maestri distillatori, i profumi e gli aromi dell'uva si esaltano in questo distillato di rara eleganza e finezza.
da: agricanto.com

lunedì 14 maggio 2007

ETICHETTATURA DELLA GRAPPA di Filippo Giovannelli©

L’etichettatura della Grappa e delle Acquaviti d’uva è regolamentata da due norme che sono poi di riferimento a tutta la produzione dei distillati italiani provenienti dall’uva.

Regolamento CEE 1576/89
DPR 297/97

Come primo approccio alla ricerca delle denominazioni dei prodotti, che di conseguenza vengono poi inseriti in etichetta sulle bottiglie, si fa riferimento alle grappe a denominazione geografica di cui al punto 6 dell’allegato II del regolamento (CEE) n. 1576/89 e che sono le seguenti:
Grappa di Barolo
Grappa piemontese o del Piemonte
Grappa lombarda o della Lombardia
Grappa trentina o del Trentino
Grappa friulano o del Friuli
Grappa veneta o del Veneto
Südtiroler Grappa/Grappa dell’Alto Adige.

Il regolamento CEE ormai vecchio di più di 15 anni ha riconosciuto solamente a questi territori la possibilità di avere la denominazione geografica. Ma non disperiamo..
Il Regolamento recante norme in materia di produzione e commercializzazione di acquaviti, grappa, brandy italiano e liquori. DPR 16 luglio 1997, n. 297 al Capo VI - Disposizioni comuni Art. 18. – Etichettatura; cita che la grappa e le acquaviti d’uva possono riportare nella denominazione di vendita il nome di un vitigno, ma con il riferimento a non più di due vitigni, il riferimento al nome di un vino DOC, DOCG e IGT, fino a fare riferimento al tipo d’alambicco.
La legge dà quindi la possibilità di indicare in etichetta il nome del vino DOC- DOCG-IGT- IGP di provenienza delle vinacce, (Esempio: di Chianti), al punto 5 dell'art.18, dà anche la possibilità di indicare riferimenti di zone geografiche (Esempio: del Chianti).
Pertanto le grappe si possono distinguere in:
a) grappe a denominazione geografica, di cui all'allegato II del regolamento (CEE) n. 1576/89;
b) grappe ottenute da materie prime provenienti dalla produzione di vini DOCG, DOC e IGT;
c) grappe a indicazione geografica;
d) grappe di monovitigno.

Le grappe a denominazione geografica sono ottenute nelle zone geografiche indicate nell'etichettatura. Salvo che per le operazioni d’imbottigliamento, che possono essere effettuate ovunque, tutte le altre operazioni devono essere effettuate nella zona di origine e le materie prime devono essere ottenute da uve prodotte e vinificate nella stessa zona.
La mancanza di uno di detti requisiti fa venire meno il diritto all'uso della denominazione geografica, ma non quella di grappa in quanto tale, senza nessuna specifica in etichetta che faccia riferimento a zone di produzione o a vitigni di provenienza.
Per quanto riguarda le grappe ad indicazione geografica si osserva che, nel rispetto del principio codificato nell'allegato II del regolamento comunitario numero 1576/89 (denominazioni geografiche regionali), non sono consentite altre denominazioni con riferimento regionale, salvo i casi in cui la grappa sia ottenuta da materie prime provenienti da vini DOCG, DOC e IGT regionali, quali ad esempio “grappa di Brunello di Montalcino” oppure “grappa di Pomino” oppure "grappa Toscana".
Le denominazioni ad ogni modo possono essere indicate in etichetta anche diverse da quelle previste specificatamente dalla normativa europea e precedentemente descritte, purché tali da non creare confusione con quelle previste dal decreto “Italiano” e da non indurre in errore il consumatore.
In dettaglio quindi, nell’etichettatura della grappa e delle acquaviti si deve fare riferimento alla gerarchia normativa. Nelle regioni e nelle zone di produzione dove sono presenti denominazioni specifiche, si applicano per prime quelle di livello comunitario, poi quelle nazionali.
Per questo la normativa vigente da ogni livello permette la denominazione in etichetta in modo molto ampio. Anche per le regioni che non hanno visto riconosciuto nel 1989 a livello comunitario una denominazione specifica, esiste la possibilità legale di denominare con le zone di produzione il prodotto, che per il marketing ha un notevole riscontro di visibilità. Certo è che non esiste un disciplinare di produzione per queste zone, obiettivo che si dovrebbe perseguire come è stato fatto per altre produzioni nazionali.

lunedì 7 maggio 2007

Crown Royal XR: Il Whisky per la regina

Una bottiglia elegantissima, commissionata per l'occasione, incisioni in oro da 24 carati ed un contenuto davvero pregevole e molto raro. Crown Royal, in onore della visita al Kentucky Derby della regina Elisabetta II, ha realizzato un whisky davvero unico, il Crown Royal XR. Una riserva di "lusso", dal numero limitatissimo di bottiglie che conserva la tradizione di un whisky storicamente realizzato per le grandi occasioni. Il Crown Royal XR non sarà messo in vendita ma dei "rumors" suggeriscono una valutazione che si attesterebbe intorno ai 10,000 dollari a bottiglia, circa, 7.300 euro.

Tequila Pàtron, la tequila 100% agave azzurra più venduta nel mondo

Nel film "Nel centro del mirino" Clint Eastwood non sorseggia altro. Tequila Pàtron, la tequila 100% agave azzurra più venduta nel mondo. Semplicemente perfetta, così la definisce chi la produce. E non è certo un peccato di immodestia o di presunzione, visto i dati di vendita. Ora, dopo aver conquistato il mercato statunitense, la The Patron Spirtis Company punta all'Europa e all'Italia.
Tutte le fasi della produzione di questo distillato esclusivo, dalla raccolta dell’agave azzurra sulle alture dello stato messicano di Jalisco, al secolare processo di distillazione, all’etichettatura, numerazione e controllo delle singole bottiglie, vengono eseguite con una meticolosità e una cura che sono possibili soltanto attraverso un procedimento manuale.
Il sapore vellutato e le varietà di retrogusti che caratterizzano la tequila Patrón derivano dall’impiego delle migliori piante di agave azzurra, la più pregiata al mondo per l’elevata qualità della componente zuccherina, particolarmente diffusa nei terreni fertili di origine vulcanica presenti nei pendii di questa regione del Messico.
Le piante di agave, che richiedono otto anni per raggiungere il giusto grado di maturazione e il livello di zucchero necessario per la produzione della tequila Patrón, vengono coltivate nei campi da un personale qualificato – gli jimadors – e trasportate, dopo il raccolto, fino alla distilleria della Hacienda del Patrón situata nella cittadina di Atotonilco.
I cuori delle piante di agave, detti pinas, vengono messi all’interno di piccoli forni in muratura. Attraverso questo metodo tradizionale di cottura (un processo abbandonato dalle distillerie industriali di tequila) per 72 ore viene eseguita la lenta tostatura di piccole quantità di agave. Quando l’agave è estratta dai forni, viene fatta macerare mediante l’antica tecnica Tahona: una grossa ruota di pietra schiaccia e spreme la polpa di agave.
A questo punto, il succo estratto viene lasciato fermentare all’interno di barili in legno di pino. Segue una doppia distillazione in alambicchi di rame a ciclo discontinuo che consente di mantenere inalterati nel distillato gli aromi delicati del frutto da cui provengono.
Ogni bottiglia di vetro soffiato è lucidata con cura, decorata con eleganti nastri colorati, dotata di un tappo in sughero naturale e numerata a mano. Insomma, quasi un'opera d'arte. In Italia viene distribuita dalla D&C, azienda emiliana che da oltre 50 anni importa prodotti food e beverage di alta qualità.
da: baccoetabacco.org

lunedì 23 aprile 2007

Audace e Collezione Grappa di Ruchè - Mazzetti d'Altavilla

Gusto
Audace e Collezione Grappa di Ruchè Mazzetti d'Altavilla premiati con l'Alambicco d'oro
I distillati sono stati ancora una volta riconosciuti dall'Anag
Medaglia d'oro ad Audace Mazzetti d'Altavilla e a Collezione Grappa di Ruchè Mazzetti d'Altavilla nell'ambito dell'Alambicco d'oro 2006, nella premiazione svoltasi nelle scorse settimane a Varese. I distillati sono stati scelti dopo un'attenta e scrupolosa analisi sensoriale, dall'Associazione Nazionale Assaggiatori di Grappa ed Acquaviti guidata dal presidente Silvano Facchinetti, in collaborazione con l'Istituto Nazionale Grappa e con il patrocinio della Camera di Commercio di Asti. Gli assaggi sono eseguiti da commissioni miste di assaggiatori provenienti da diverse regioni d'Italia e soprattutto i campioni sono rigorosamente anonimi: queste modalità fanno sì che l'Alambicco d'Oro debba essere considerato il massimo riconoscimento mondiale nell'ambito della grappa.
'Quello tra Mazzetti d'Altavilla e l'Alambicco d'Oro dell'Anag - spiega Claudia Mazzetti, responsabile marketing e comunicazione di Mazzetti d'Altavilla, nonché presidente dell'Associazione Donne della Grappa - è un feeling che si è consolidato nel corso degli anni. I due Alambicchi d'Oro ottenuti quest'anno rappresentano gli ultimi esempi di una lunga serie di prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali ottenuti dalla nostra azienda. Riconoscimenti alla passione e all'impegno che ogni giorno profondiamo nell'arte della distillazione e al solido legame che da sempre abbiamo con il nostro Monferrato'.
Audace e Grappa di Ruchè Mazzetti d'Altavilla
Audace è un'acquavite d'uva che, dopo essere stata distillata a bagnomaria, da selezionati mosti d'uve piemontesi, viene invecchiata in botti di rovere sino a sviluppare un profilo sensoriale totalmente inaspettato. Il risultato è uno splendido bouquet con sentori fruttati e lignei.
La grappa di Ruchè della Collezione Mazzetti d'Altavilla è invece sinonimo di tradizione, un'armoniosa sintesi della biodiversità, delle peculiarità e dei sapori del Monferrato, da sempre culla delle migliori uve piemontesi.
da: luxgallery.it

giovedì 19 aprile 2007

Cocktail Martini con Diamanti

Martini con Diamanti al Ritz Carlton di Tokio.
Il "Diamond-Are-Forever Martini" è un cocktail da 16,000 dollari ( circa 13.000 €) e viene presentato con un diamante Bulgari da 1 carato. Una volta acquistato basterà recarsi in una qualsiasi boutique Bulgari per far sì che tale diamante venga incastonato, gratutitamente, in un anello da portare poi con sè. Un modo originale per promuovere una nuova apertura ed un drink davvero speciale.
Il luogo dove sipuò degustare questo meraviglioso cocktail si trova a Tokio ed è l'hotel Ritz Carlton. Situato nel grattacielo più alto della città, questo hotel da 248 stanze parte dal quarantacinquesimo piano della costruzione per arrivare fino in cima con una speciale sezione riservata a pochi ristretti. Nell'albergo è situata la suite presidenziale più costosa del Giappone, circa 20,000 dollari a notte per soggiornarvi.
da: deluxeblog.it

lunedì 16 aprile 2007

Duke Ellington Cognac

Il Duke Ellington Cognac è un liquore dal gusto extra vecchio, invecchiato di 25 anni, prodotto dalla casa francese Meukow. Ispirato al famoso compositore jazz, e alla sua musica senza tempo, il cognac è per ora in edizione limitata, a 150 dollari per una bottiglia da 750ml.

venerdì 13 aprile 2007

Tommy Bahama Rum

Da designer di moda che evoca chic e relax e lontane isole tropicali, Tommy Bahama presenta, per la primavera, i suoi rum.
Tommy Bahama White Sand e Tommy Bahama Golden Sun, uno chiaro e uno scuro, sono i due gusti del liquore proveniente dalle Barbados, che unisce melassa blackstrap e acqua filtrata naturalmente attraverso pietre di corallo, fermentato con lievito importato dalle regioni vinicole del Sud Africa.Il rum è invecchiato di almeno due anni in barili di quercia bianca americana, mentre il rum scuro è una miscela di rum invecchiata di un minimo di tre anni. I liquori sono inoltre proposti con il logo Tommy Bahama, con bottiglie dallo stile moderno e minimal.

LA VALUTAZIONE DI UN DISTILLATO di Filippo Giovannelli©

Come per altre tipologie di valutazione e degustazione di prodotti alimentari, ogni scuola adotta un proprio metodo che a priori lo si può e lo si deve analizzare a seconda dello scopo per cui esso viene utilizzato.
La valutazione di un distillato prevede un’analisi preventiva su come e su cosa valutare per dare un giudizio di positività o di negatività o rapportato ad una scala di valori che ci permette di collocarlo, a seconda del punteggio assegnato, in una posizione precisa. Alcuni metodi di valutazione sono specifici per formulare pareri, altri per compilare delle guide eno-gastronomiche, altri ancora solo per gli addetti ai lavori. Esistono strutture apposite che si preoccupano di studiare e ricercare, anche chimicamente, le caratteristiche organolettiche dei prodotti in modo di dare un giudizio “asettico”, intendendo con questo termine il meno influenzato possibile da agenti esterni. Questi metodi, anche di livello universitario e di ricerca pura, hanno il compito di conoscere a fondo e nel minimo dettaglio la materia e di essere da guida e da punto di partenza per altre metodologie di degustazione, che altre strutture di esperti, adotteranno nella descrizione e nella pubblicazione dei prodotti. Anche queste nuove metodologie possono essere opportunamente differenziate in modo da poter dare una valutazione oggettiva del prodotto, ma che si rapportano alla principale tipologia. Si potranno quindi differenziare analisi sui distillati di cereali, e sui distillati di vino fino a analizzare differentemente un prodotto di nicchia come la Grappa. Si potrà inoltre fare una differenziazione nell’analisi del prodotto da divulgare al consumatore; esso ha bisogno di chiarezza e non di termini o formule scientifiche. All’interno del "consumatore" troviamo inoltre varie tipologie di competenza e quindi si può ancor più differenziare l’analisi.
Si può presupporre che in analisi dettagliate si possano ricavare anche analisi più semplificate, ma non è sempre così. Un’analisi “grossolana” potrebbe ad esempio prevedere il giudizio esclusivo del gusto, perché quel consumatore chiede esplicitamente se il distillato è buono oppure no. Se il vostro mestiere è quello di consulente alla vendita potrebbe già essere sufficiente. Questo non presuppone che il consulente non sia preparato, ha solo applicato un metodo valutativo consono alla divulgazione sulla base di chi è il discente in quel momento, un’analisi, quindi, personalizzata.
Varie sono le associazioni o società che cercano di standardizzare le analisi sensoriali per unificare i prodotti sotto un unico “cappello”, altre al contrario lo fanno per differenziarsi loro stesse.
Vari metodi di valutazione possono essere appresi per poi riuscire a cogliere il meglio di essi, per poter essere un “giudice imparziale” e ligio al proprio dovere quando valuta con quel metodo. E’ sempre quindi molto importante che, nella istituzione e “costruzione” di un metodo di valutazione si abbia sempre ben chiaro l’obiettivo per cui lavoriamo, l’utente finale delle nostre analisi e dei nostri giudizi. La formazione del giudice diventa un punto fondamentale, e la più ampia formazione di numerose scuole di pensiero e di applicazione non induce in “confusione” ma rende più consapevole il professionista delle sensazioni che esso stesso prova.

giovedì 12 aprile 2007

Calvados Père Magloire

Le origini del Calvados, il distillato di sidro di mele tipico della Normandia, risalgono alla metà del XVI secolo. Un liquore molto particolare, che ben si adatta ad un accostamento con il sigaro.
Non a caso, un’azienda francese ha pensato bene di proporre sul mercato questa originale bottiglia, prodotta in maniera artigianale, che si caratterizza per l’incavo centrale, destinato ad ospitare proprio un cubano.
L’idea è venuta alla Père Magloire, distilleria fondata nel 1821, che ancora oggi produce il Calvados in modo tradizionale, pressando il succo delle mele, lasciandolo fermentare in modo naturale e distillandolo in un classico alambicco a ripassata.
Grazie alla naturalità ed all’eccellente qualità del prodotto, Père Magloire è diventata la prima marca di Calvados in Francia e in molti altri paesi europei.
In Italia viene distribuito dalla D&C, azienda emiliana di importazione di cibi e bevande.
da: baccoetabacco.org

Davidoff Sigari Diademas Finas

I sigari sono un "vizio" di gran classe e che necessita di ottimi intenditori per essere apprezzato fino in fondo. Questa volta vi presentiamo uno speciale prodotto firmato Davidoff.
Si tratta di una delle solite confezioni celebrative sulla cui confezione è riprodotta una foto di Zino Davidoff di fronte al suo negozio di Ginevra. Sul tabacco utilizzato Davidoff ha preferito mantenere un certo mistero ma secondo alcuni si tratterebbe di un mix di 5 tipi di tabacco diversi.
I sigari in questione hanno un "calibro" da 50, sono lunghi circa 17 centimetri e sono del formato "Perfecto". Una confezione da 10 di Diademas Finas sono disponibili presso lo store online di Davidoff a 220 dollari, 170 euro circa.
da: deluxeblog.it

Gurkha Black Dragon Cigar

Cinquecento sigari di altissima qualità, sicuramente tra i migliori attualmente in commercio. Fatti invecchiare per 12/15 anni per dargli quel sapore forte e speziato che li rende unici. Si tratta della collezzione "Black Dragon" di Gurka.
Questi sigari fatti a mano, utilizzando il miglior tabacco dominicano, camerunense e proveniente dal Cunnecticut, sono venduti in pregiatissime scatole, molto particolari e anch'esse realizzate a mano, costruite da abili artigiani indiani.
Sono disponibili sul mercato 5 di queste scatole, contenente, ognuna, 100 sigari e vendute a 115,000 dollari l'una, per una collezione di sigari davvero di grande valore che verrà sicuramente apprezzata da tutti gli amanti del tabacco.
da: deluxeblog.it

Sigari Camacho Triple Maduro

Tre varianti dai diversi sapori, tre blend di ben cinque tabacchi differenti, per un prodotto di eccellenza, apprezzato dagli amanti dei sigari.
Sono i sigari "Triple Maduro" prodotti dalla Camacho Cigars, molto particolari e prodotti in 300,000 esemplari per il momento, diverse anche le dimensioni a disposizione, con calibri che vanno dal 50 al 60, passando per il 54 ed il 56.
Un prodotto per veri intenditori, dedicato agli amanti del tabacco di qualità.
da: deluxeblog.it

mercoledì 11 aprile 2007

Brandy da 1 milione di dollari

Un Brandy estratto dai fiori di cocco, un liquore davvero particolare ed unico, in grado di offrire un sapore complesso ed interessante, ottimo per essere mixato all'interno di uno svariato numero di cocktail.
La distilleria W. M. Mendis & Co. Ltd., ha deciso di vendere la prima bottiglia di questo speciale prodotto al prezzo davvero incredibile di 1 milione di dollari. La bottiglia in questione sarà firmata e numerata dal proprietario della distilleria in persona, a garanzia della autenticità di un acquisto così notevole.
Al fortunato futuro proprietario di questa bottiglia sarà "offerto" un viaggio di lusso ed una scorta personale per andare a prendere e portare a destinazione il brandy.
da: deluxeblog.it

martedì 10 aprile 2007

"Diva" - Vodka da 540,000 sterline

Una vodka speciale, dalla qualità sopraffina e la bottiglia davvero preziosa. È "Diva" , la Vodka che viene dall'Inghilterra, venduta in confezioni molto originali, espressione di stile ed esclusività.
Le bottiglie sono caratterizzate da un design molto semplice e pulito, decorato però con speciali pietre preziose che possono essere scelte personalmente dal cliente.
La scelta influenzerà il prezzo del prodotto finale che, se si preferisce la vera esclusività di pietre davvero rare e stupende, può arrivare fino a 540,000 sterline. Diva è un prodotto speciale, ottimo per un regalo di un certo livello per una persona amante della vodka e delle bottiglie di un certo livello, un pezzo da collezione che può variare nel valore a seconda delle pietre utilizzate nella realizzazione.
da: deluxeblog.it

Hýlē - Bella Grappa!!

È valutata oltre i 29 mila euro.
Niente male per una grappa anche se chiamarla solo "grappa" è riduttivo.
Si tratta infatti di una collezione composta da 23 pezzi esclusivi che i Nonino, una delle più prestigiose famiglie italiane della distillazione, hanno creato dal 1984 a oggi in collaborazione con i più grandi maestri del vetro di tutto il mondo.
L’ultimo gioiello è stato presentato a Milano allo showroom Venini, l’azienda di Murano che ha realizzato il pezzo in vetro soffiato a mano volante, su disegno dell’architetto Luca Cendali.
Si chiama Hýlē e resterà esposta in via Montenapoleone 9 ancora per pochi giorni.
In questo oggetto prezioso è contenuto il distillato più pregiato (vendemmia 2004) della casa friulana, l’acquavite d’uva Cru monovitigno Picolit che i Nonino hanno denominato ÙE® , parola che nel loro dialetto significa uva.
La Collezione Nonino ÙE® Cru Monovitigno® Picolit si trova nei più prestigiosi Ristoranti ed Enoteche Italiane nel mondo.
da: deluxeblog.it

venerdì 6 aprile 2007

BERE IN MANIERA RESPONSABILE di Filippo Giovannelli©

Dal sito della European Spirits Organisation – CEPS, mi piace riportare alcuni aspetti che sono fondamentali per il corretto confrontarsi con le bevande alcoliche da parte di tutte le popolazioni del mondo. Il consumo di bevande alcoliche con moderazione ed in maniera responsabile ha pochi o nessun rischio per i bevitori, al contrario possono avere degli effetti benefici per la salute. Una consumazione irresponsabile delle bevande alcoliche può rivelarsi invece molto pericolosa, non solo per i consumatori ma anche per la società in generale. La CEPS e i suoi membri condannano severamente la consumazione irresponsabile delle bevande alcoliche e rivendicano e s’impegnano pienamente a rispettare le Regole comuni sulle comunicazioni dell’ “Forum Europeo per il bere responsabile".
La CEPS
è particolarmente preoccupata da:
La consumazione di alcol da parte dei minori
I Bar e i locali notturni
L’alcol al volante
La consumazione d’alcol da parte di soggetti cosiddetti vulnerabili (donne incinta, persone sotto certe cure farmacologiche, persone che esercitano professioni a rischio).
I membri della CEPS sostengono delle campagne e delle iniziative in favore di una consumazione d’alcol responsabile e sottolineano i pericoli dei comportamenti irresponsabili. Potete trovare una lista di queste iniziative su: http://www.efrd.org/main.html
E’ importante sottolineare che, quando parliamo di consumazione responsabile, sulle bevande spiritose, non si deve fare nessuna discriminazione. Il tenore alcolico degli spiriti è esattamente lo stesso che quello, per esempio, della birra o del vino. Il giusto potenziale di una moderata consumazione e l’eccesso di una consumazione irresponsabile vale per tutte le bevande alcoliche.
E’ molto difficile dare un ordine di idee di ciò che è una consumazione moderata (essa dipende da vari fattori tra i quali l’età, il peso, il sesso, etc..), ognuno può farsi i propri calcoli utilizzando i coefficienti di consumazione d’alcol che si possono trovare su :
http://portman-group.org.uk/alcohol/214.asp
Ecco altri siti internet dove si possono trovare informazioni sulla consumazione responsabile d’alcol:
www.efrd.org/main.html
www.icap.org
http://www.drinkaware.co.uk
http://www.efrd.org/
Condivido interamente i principi e la missione dell’European Spirits Organisation, altri siti internazionali citati nel presente articolo hanno dettagli maggiori e interessantissimi sui quali ognuno di noi dovrebbe soffermarsi e coscientemente apprendere e farne bagaglio culturale, sul quale basare la propria esistenza nei confronti dell’alcool. Il piacere di assaporare i profumi e i gusti dati dalle bevande alcoliche devono essere puri e non falsati dall’euforia del momento.