mercoledì 28 marzo 2007

Macallan Fine and Rare Collection del 1926

Parliamo spesso di vino pregiato, a cui siamo naturalmente legati data l'ottima produzione italiana, ma dando uno sguardo al mondo dei super alcolici, quali sono i più costosi e pregiati?
Natuaralmente, come per il vino e forse anche di più, si tratta di una risposta articolata, vista la mole di prodotti, le varie differenze ed i diversi punti di vista degli appassionati. Riferendoci ai whiskey siamo in grado di darvi una buona "dritta".
Se vi capita di passeggiare per le strade di New York vale la pena di fermarsi presso la Old Homestead Steakhouse dove potrette provare un Macallan Fine and Rare Collection del 1926. Un whiskey con diversi anni sulle spalle, una bottiglia da collezione dal valore di 38,000 dollari, un goccio di questo whiskey storico viene fatto pagare anche 3,000 dollari.
da: deluxeblog.it

lunedì 26 marzo 2007

“Vinitaly Grappa Tasting Award 2007”

Sono stati assegnati i “Vinitaly Grappa Tasting Award 2007”, il premio organizzato da Veronafiere, in collaborazione con Centro Studi Assaggiatori di Brescia, l’unità di ricerca sull’analisi sensoriale più avanzata e completa in Italia.
Queste le aziende che hanno trionfato, con l’indicazione della grappa premiata:
- Distilleria Beccaris Elio di Beccaris Carlo e C. - Grappa di Barbera - Metodo Solera fusto ciliegio
- Distilleria Bonollo Umberto - Bonollo Grappa of Amarone Barrique
- Distilleria Bottega - Grappa Vendemmia Tardiva
- Distilleria Fedrizzi - Grappa di Teroldego
- Distilleria Magnoberta - Casa Luparia - Grappa di Moscato
- Distilleria Marzadro - Grappa “Le Diciotto Lune”
- Distilleria Pilzer - Grappa invecchiata
- Distilleria S.Teresa dei Fratelli Marolo - Grappa di Moscato Apres
- Distilleria Sibona - Grappa Botti da Porto
- Distilleria Zanin - Grappa Stravecchia 20 anni Monte Sabotino
- Distillerie Cavalin di Cavalin Valerio & C. - Grappa “In” di Amarone Barrique
- Distillerie Francoli - Grappa Luigi Francoli Cru di Moscato affinata in Barrique
- Giori Distillati Trentini - Adagio - Grappa invecchiata oltre 15 anni
- Liquori Zamperoni - Grappa di Pinot nero affinata in barrique
- Maschio Beniamino - Grappa Brentè Riserva
- Mazzetti d’Altavilla - Collezione Grappa di Moscato Invecchiata
- Miotto 1889 - Distilleria e Vitivinicola di Valdobbiadene - Grappa di Prosecco New M
- Pmp Produzioni Pallua Marco - Grappa alle Olive “Olivetto” del Lago di Garda
- Roner Spa - Distillerie - Grappa Gewürztraminer
- Segnana Fratelli Lunelli - Grappa Solera

La premiazione ufficiale il 31 marzo a Vinitaly (e, al termine, via all’anno accademico dell’International Academy of Sensory Analysis).

mercoledì 21 marzo 2007

Louis XIII Black Pearl Cognac

Rémy Martin è rinomato tra gli appassionati per la produzione di ottimi liquori, in particolare il famosissimo Louis XIII, un cognac venduto a circa 1,500 dollari a bottiglia.
Rémy Martin ha creato una versione molto speciale del suo noto Louis XIII, si tratta della versione Black Pearl. Realizzato in soli 786 esemplari, il Black Pearl sarà confezionato in una stupenda bottiglia realizzata in cristallo, argento e decorata in platino. Ognuna di queste bottiglie, vere e proprie realizzazioni di ottima maestria, sarà numerata.
Il Louis XIII Black Pearl sarà venduto a 8,000 dollari, ma per acquistarlo bisognerà ricevere un invito con un codice da utilizzare, poi, sul sito dedicato, per poi procedere con l'acquisto. Si tratta di un circuito molto ristretto, quindi, dedicato veramente a pochi fortunati estimatori, in grado di godere al meglio di questo prodotto davvero speciale.
da: deluxeblog.it

martedì 20 marzo 2007

GLI AROMI e I PROFUMI DELLA GRAPPA di Filippo Giovannelli©

La presenza di un forte grado alcolico nella Grappa, presuppone una formazione di base, che ben utilizzata riesce a far percepire al degustatore l’essenza più sublime delle sensazioni che questo “spirito” così italiano ci offre. Proprio perché le sensazioni che esso può donarci sono così molteplici e così piacevoli, esse richiedono inevitabilmente di una minima classificazione, per poter godere a pieno delle qualità intrinseche del prodotto ottenuto dalla distillazione della vinaccia.
Gli AROMI e i PROFUMI hanno origine da vari fattori e sono così classificati:

PRIMARI - Originati dall’aromaticità del vitigno. Tra i vitigni aromatici si annoverano il Moscato, la Malvasia, il Sauvignon, il Traminer ed altri, e quelli semiaromatici come ad esempio il Muller Thurgau. Nella vinificazione si terrà conto che da essi avremo un vino molto aromatico e di conseguenza una vinaccia, spesso vergine in quanto proveniente dalla vinificazione in bianco, con alto contenuto di profumi e aromaticità intensa. Nella distillazione della vinaccia fermentata di vitigni aromatici i profumi si esaltano e sono trasportati corposamente nella bevanda alcolica.
SECONDARI - Che si formano nella fase fermentativa delle vinacce. Dalla vinificazione in rosso si ottiene una materia prima che ha subito una fermentazione a contatto col vino e di conseguenza già “pronte” alla distillazione; in questa fase si formano aromi e profumi che in fase di distillazione passano anch’essi nello spirito.
TERZIARI - Essi si formano nella fase d’affinamento e/o invecchiamento del distillato. Le botti di legno conferiscono alla Grappa i caratteristici aromi e profumi, essi sono dovuti all’estrazione da parte dell’alcool delle sostanze in esso presenti. Possono essere utilizzati, per l’affinamento e l’invecchiamento della grappa, legni di varie essenze, a volte utilizzati in sequenza. Secondo le caratteristiche del legno offrono colore e profumi diversi di intensità e di qualità.



QUATERNARI - Caso a parte, in quanto essi sono il prodotto della aromatizzazione delle Grappe e delle Acquaviti. Le aromatizzazioni vengono effettuate macerando sostanze altamente aromatiche come ad esempio la Ruta, pianta erbacea dal grande profumo, o altri prodotti vegetali o frutti. Questa classificazione non necessariamente ha un ordine gerarchico stretto. Alcuni di questi saranno presenti nel prodotto solo se sono state praticate le tecniche di produzione ad essi riferite. Potremmo pertanto avere Grappe Giovani “Bianche” se non hanno subito processi di invecchiamento o di aromatizzazione; in esse troveremo soltanto Aromi Primari e Secondari. Grappe Affinate o Invecchiate, nelle quali troveremo anche gli aromi terziari, ma non i Quaternari. Sono frequenti produzioni di Grappe Aromatiche affinate e/o invecchiate nelle quali si amalgamano piacevolmente gli aromi primari con i terziari dell’invecchiamento, solitamente in botti di rovere, spesso già usate per l’affinamento del vino. Grappe Aromatizzate nelle quali, se non hanno subito un passaggio in legno, non troveremo gli aromi terziari. Eccezione potrebbe verificarsi quando l’aromatizzazione sia fatta con l’infusione di prodotti vegetali legnosi (es. liquirizia o vaniglia), ma solitamente non sono ne di grande importanza ne di forte percezione proprio per la quantità del prodotto infuso che, in genere, essendo di forte aromaticità, non viene utilizzato in grandi quantità. La vaniglia può, a degustazione cieca, creare qualche piccola indecisione.
La Grappa, come i distillati in genere, si presta a variazioni di profumi e di aromi notevolissime. Il grado alcolico si presta ad estrazioni di caratteristiche particolari di ogni prodotto che venga messo in infusione. Del resto, alcuni prodotti superalcolici, si producono proprio per infusione. La maggiore soddisfazione si prova in ogni caso, quando ritroviamo nella Grappa la caratteristica della materia prima, La Vinaccia, considerata prodotto secondario della vinificazione, ma che ha al suo interno ancora molto da esprimere.

lunedì 19 marzo 2007

Wokka Saki Vodka

Una vodka davvero pregiata, riconosciuta come di qualità. La Wokka Saki Vodka è un prodotto davvero particolare ed originale. Si parte dalla commistione di due culture, quella russa, incarnata dalla Vodka, e quella giapponese, incarnata dal saké.
Per realizzare la Wokka Saki si parte con la micro distillazione a tre stadi per creare la base di vodka, un passaggio molto accurato, che consente di avere un distillato davvero molto fine.
Si procede poi con la miscelazione "a mano" con del saké di alta qualità importato direttamente dal Giappone, ottenendo così un prodotto originale e anche molto apprezzato. La Wokka Saki Vodka, infatti, ha ottenuto per 3 anni di fila il "Gold" o il "Duble Gold" presso la competizione di distillati che si tiene a San Francisco, la San Francisco International Spirits.
da:deluxeblog.it

Longmorn Whisky

Longmorn Whisky. Si tratta di un'etichetta nata nel lontano 1890 ma quest'anno, il marketing dell'azienda, ha deciso di ampliarne il mercato.
È un whisky invecchiato 16 anni che presenta un sapore molto fine e particolare. Dolce, fruttato, con punte di banana, spezie e miele, queste le sensazioni che questo Longmorn restituisce al palato. Un prodotto raffinato, anche nella presentazione e nei piccoli particolari.
La base della bottiglia è realizzata in pelle e sul collo della bottiglia compare un marchio particolare, realizzato in alluminio, con su incisa la "g" tipica del marchio. Un restyling della bottiglia, ideato in modo da attrarre un maggior numero di "bevitori di lusso", come li definisce la stessa azienda.
da:deluxeblog.it

Alexander Gorgeoux Grappa

Innauguro questa sezione con una grappa dalla bottiglia molto particolare, molto curata.
Premetto che queste sono informazioni recepite dalle varie fonti mediatiche, internet, giornali specializzati, trasmissioni televisive e direttamente dai produttori. Inoltre non sempre riesco a degustare o ad analizzare i prodotti contenuti all'interno di così lussuose etichette, quindi è opportuno acquistare tenendo conto della confezione ma anche del contenuto.
Questa che pubblico oggi è di una realizzazione firmata Alexander, una grappa di Prosecco confezionata in un contenitore dal design molto accattivante, semplice e lineare.
Un colore moderno ed una bottiglia che presenta, all'interno, un piccolo modellino di aereo realizzato in vetro, uno dei motivi per il quale la "Alexander Sky Bottle" è stata aggiunta al catalogo dei liquori venduti durante i voli da Lufthansa.
Un modo per distrarsi dal viaggio in aereo, contemplando la piacevole confezione, gustandone l'alcolico contenuto e subendone e diversi effetti.
da:deluxeblog.it


venerdì 16 marzo 2007

LA VINACCIA di Filippo Giovannelli©

La buccia, la polpa ed i vinaccioli, questa è la composizione dell’acino d’uva. Una volta che i grappoli d’uva vengono pigiati nelle apposite macchine diraspatrici e pigiatrici e quindi viene separato il liquido dalla parte solida, si ottiene il mosto.
E a questo punto è d’obbligo una distinzione, quella del sistema di vinificazione.
Vinificazione in bianco: Spremitura dell'uva, otteniamo mosto e delle parti solide che sono composte da buccia e vinaccioli (il raspo era già stato tolto dalla macchina diraspatrice).
La parte solida costituisce la Vinaccia vergine: si tratta di vinaccia non fermentata che è caratterizzata dal possedere zuccheri che a contatto con i lieviti, normalmente selezionati ed immessi all’interno, portano alla fermentazione alcolica, trasformazione degli zuccheri in alcol.
Essa viene di norma fatta fermentare in contenitori d’acciaio. La fermentazione necessita di un controllo preciso e costante, se ne controlla la velocità fermentativa che influisce moltissimo nella qualità finale della materia prima fermentata.
Vinificazione in rosso: Spremitura dell'uva, otteniamo mosto e delle parti solide che sono composte da buccia e vinaccioli (il raspo era già stato tolto dalla macchina diraspatrice).
La parte solida e la parte liquida vengono fatte fermentare insieme a contatto l’una con l’altra per ottenere il vino rosso, ciò costituisce la Vinaccia fermentata quando viene tolta dai tini di fermentazione e che contiene già la propria quantità di alcol formatosi all’interno dei tini di fermentazione insieme al mosto.
Questa tipologia di vinaccia fermentata può essere immessa nel processo di distillazione direttamente appena tolta dai tini di fermentazione del vino, essa ha già subito il processo di trasformazione degli zuccheri in alcol. Può anche essere conservata per brevi periodi con scrupolosi accorgimenti attenti alla non alterazione.

La vinaccia in percentuale:
100 Kg di uva si ricavano:
80-85Kg di mosto,
3-4Kg di raspi,
12-14Kg di vinaccia di cui 3-4Kg di vinaccioli.

Composizione chimica della vinaccia:
Per descrivere la composizione chimica della vinaccia si deve in premessa tenere conto che più di 300 sono i componenti descrivibili e riconoscibili, che sono superiori di numero a quelli che si ritrovano nel vino.
In un’ottima distillazione, la maggioranza dei componenti volatili passa nel distillato e di norma quelli che danno caratteristiche olfattive e gustative positive.
Non è comunque difficile trovare nei distillati anche componenti volatili di scarso valore.
I vari costituente volatili sono di numero e di qualità differenti a seconda di come la vinaccia è stata conservata. Durante questo periodo, più o meno lungo, si producono processi chimici e biologici che trasformano alcune tipologie di molecole presenti e ne creano di nuove dando luogo ad altri vari componenti. Nel complesso si possono distinguere in:
  • acqua;
  • alcoli: etilico, metilico, propilico, butilico, glicerina e altri alcoli superiori;
  • acidi: acidi organici
    • Volatili: acetico, butirrico, propionico, ecc.
    • Fissi: che non passano nella Grappa e restano all’interno della vinaccia esausta;
  • aldeidi: acetica, isovalerianica, propionica, butirrica ecc;
  • esteri: acetato di etile, lattato di etile, isobutirrato, caprilato, isovalerianato di etile, ecc;
  • componenti aromatici: provengono soprattutto da vitigni aromatici (moscato, traminer, ecc);
  • polifenoli: sono le sostanze coloranti dei vini rossi ( antociani ), dei vini bianchi ( flavoni ) e dai tannini, essi non passano nel distillato in quanto è incolore.
  • Altri componenti: proteine, cellulosa, pectine, sali minerali, residui di zuccheri.
La vinaccia esausta
La " vinaccia esausta " è ciò che rimane all’interno della caldaietta dopo la prima distillazione. Essa contiene oltre a tutta la parte solida, anche un piccolo residuo di alcol, quello che non è riuscito ad essere estratto dal processo chimico-meccanico.
Non ha una funzione specifica, nel suo complesso può essere usata come componente non esclusivo per la preparazione di mangime destinato all’alimentazione animale; oppure i vinaccioli possono essere utilizzati per produrre olio di semi di vinacciolo o ancora come combustibile insieme ai raspi per il riscaldamento. In passato veniva utilizzata anche come concime organico.
Cattiva conservazione delle vinacce
Si possono avere difetti e puzze all’interno del distillato anche se le vinacce vengono conservate in maniera errata. Buona norma di conservazione è quella di non far venire in contatto le vinacce con l’aria. Ottimo metodo il sottovuoto e comunque l’insilamento che è quello ancora più usato.
Si può verificare l’idrolisi delle pectine per via enzimatica che porta alla produzione di alcol metilico, tossico per l’uomo e regolamentato dalla legge come quantità massima all’1%.
Causa di alterazioni sono da ricercare nell’attacco della materia prima da parte di batteri. Ad esempio la trasformazione di alcol in acido acetico che essendo volatile lo ritroveremo all’interno della Grappa. Esso insieme ancora all’alcol etilico forma un estere, l’acetato di etile che ha una certa pungenza ed è facilmente riconoscibile dalla sensazione olfattiva assimilabile all’aceto.
Altri batteri danno vita ad acidi grassi come il butirrico attaccando direttamente l’acido tartarico presente in discrete quantità. Stesso procedimento quando attaccano l’acido malico che lo trasformano in acetico, butirrico e ad altri composti ammoniacali.
Alcuni tipi di lieviti poi, possono dare trasformazioni di zuccheri in alcuni composti in cui è presente zolfo conferendo odori sgradevoli di uova marce e solforosa.
Quanto vale?
Il giudizio sul valore economico della vinaccia si basa sulla sua composizione e sulla qualità valutata come materia prima e non sul risultato che se ne ottiene.
Dal punto di vista macroscopico la si può distinguere in presenza dei raspi o dei vinaccioli. Visto che di norma non si distilla vinaccia con raspi, maggiore considerazione viene data quando sono assenti. Viene conferita alla distilleria anche vinaccia senza raspi e senza vinaccioli, è della migliore qualità. E’ ormai noto che in fase di distillazione le parti legnose rilasciano componenti sgradevoli. Altro macrocomponente da valutare è il contenuto di umidità. Essa può essere maggiore o minore in base alla pressatura che ha avuto la vinaccia nel momento della vinificazione, più è stata pressata meno contenuto in alcol sarà presente.
Al momento dell’arrivo in distilleria si effettua anche una misurazione del grado zuccherino e del grado alcolico della materia prima. Questi parametri sono fondamentali per attribuire un valore economico congruo.

giovedì 8 marzo 2007

Il Brandy italiano ritorna ed è invecchiato

Da: ilsecoloxix.it
Il Brandy italiano ritorna ed è invecchiato
E' una lunga storia, legata alla tecnica della distillazione e alla produzione di "aqua vitae", di cui si ha traccia nelle tradizioni medievali della viticoltura ecclesiastica. Ma è a partire dal XVI secolo che è possibile documentare ricerche che conducono alla nascita del Brandy in Italia. Nel 1583 il Duca di Savoia accordò la prima licenza per la produzione di Brandy nel ducato, produzione che successivamente venne regolamentata e sviluppata. Nella prima metà dell'800, ad esempio, il "Cognac Viérge" prodotto in Italia da Benjamin Ingham e da Joseph Withaker era molto conosciuto: all'epoca il Brandy di qualità veniva ovunque chiamato Cognac, anche se la provenienza non era francese. Solo il poeta Gabriele D'Annunzio, agli inizi del secolo scorso, ebbe l'idea di coniare un termine che meglio si adattasse alle caratteristiche della bevanda: "arzente".
Nel 1956 il superalcolico più amato, all'epoca, dagli italiani, cambia nome e diventa Brandy. Nasce l'Istituto del Brandy Italiano che ne codifica alcune caratteristiche e monitora la produzione. Sono gli anni d'oro per questo prodotto, che un disciplinare molto elastico consente lasciar spaziare da una selezione di qualità a una produzione industriale (viene richiesto solo l'invecchiamento di almeno 12 mesi in legno di rovere, mentre per il Cognac francese si richiede un maggior numero di requisiti: un unico vitigno di provenienza, l'Ugni Blanc, la distillazione in alambicco Charentais, un invecchiamento minimo di due anni in rovere). Dalla metà degli anni '70 inizia il declino qualitativo e commerciale del prodotto, soppiantato dalle nuove mode (whisky, poi grappa e rum) e dalle diverse abitudini dei consumatori.
Da qualche tempo, tuttavia, alcuni produttori hanno deciso di riproporre il vecchio Brandy. «Si tratta di distillati di vino ottenuti da uve, come il Trebbiano, che hanno una bella acidità e poca tannicità», spiega Sergio Circella, che nella carta dei vini del suo ristorante ("La Brinca" di Né) propone tutti i Brandy della "nouvelle vague": da quello di Antinori, invecchiato per oltre sei anni, all"Arzente" di Jacopo Poli da Schiavon (Veneto), un distillato di Soave affinato 10 anni che ha le suggestioni di una grappa stravecchia, dal "Divino" di Pojer & Sandri da Faedo (Tn), un distillato che evoca sentori whisky, al Brandy Villa Zarri nella duplice versione "assemblaggio tradizionale" (invecchiato 10 anni) e "millesimato" (riserva 15 anni). Villa Zarri è l'unica casa che utilizza un alambicco Charentais. «E non a caso il suo Brandy è quello che più ricorda i distillati francesi», osserva Circella.
E proprio attorno a questo antico alambicco nasce la storia dell'azienda, creata nel 1989 da Guido Fini Zarri, figlio di Nello Fini, che nel 1950 orientò la società del suocero, Leonida Zarri, la Pilla di Castelmaggiore (Bo) verso il Brandy di qualità ottenendo con il marchio "Oro Pilla" uno straordinario successo ( 7 milioni di bottiglie nel '74), Nel 1988 la Pilla fu venduta alla Montenegro. Ma il giovane Guido, affiancato dalla moglie Alessandra, ha voluto ricominciare da capo. «Sono nato brandysta - spiega - e mi sono chiesto: perché non provare a fare un grande Brandy che possa competere con Cognac e Armagnac?». Dalla vendemmia Fini '86 ha iniziato a distillare Trebbiano di Romagna e Toscana con l'alambicco Charentais e nel '90, costituita la sua società, ha presentato la prima bottiglia di Brandy Villa Zarri, «un prodotto naturale, non conciato (come altri, con caramello che dà colore e morbidezza), affinato per un anno in barriques di Allier e del Limousin nuove, e quindi passato per almeno 10 anni in botti vecchie».

Una spruzzata di grappa come profumo d'autore

Da: ilsecoloxix.it
Una spruzzata di grappa come profumo d'autore
Se è vero che i vini e i liquori si assaggiano soprattutto con il naso, ecco che l'idea di trattare wines&spirits alla stregua di delicate acque di colonia o raffinate essenze trova una giustificazione.
Partendo da questa premessa, Stefano Bottega, uno dei più innovativi e creativi grappaioli italiani, ha ideato Grappa Spray, un distillato racchiuso in piccole bottiglie dotate di vaporizzatore, con lo scopo appunto di stimolare la sensibilità olfattiva di appassionati e neofiti. «Ben presto, però, ci siamo accorti che questo prodotto poteva avere un impiego molto più vasto - osserva Giovanni Savio, responsabile della comunicazione della Distilleria Bottega di Treviso - poche spruzzate di grappa su caffè, pasticcini, sigari, cioccolato, ostriche, gamberoni, risotti, e questi alimenti si arricchiscono di suggestioni stuzzicanti per l'olfatto e per il palato».
L'abbinamento si addice, ad esempio, a dolci come il pandoro e il panettone. Bottega suggerisce di scaldare prima per qualche minuto il pandoro vicino a una fonte di calore, per liberare la fragranza degli ingredienti, di ricoprirlo di zucchero vanigliato e di spruzzarlo quindi abbondantemente con la Grappa Spray. Nel caso del panettone è invece preferibile spruzzare il distillato direttamente sulle fette già tagliate. Grappa Spray è disponibile in tre versioni, tutte da 10 cl.:"Alexander Spray", una grappa di Moscato, "Primo assaggio Vaporizzato", che è un'acquavite di uva, e "Grappa Barricata Vaporizzata", una grappa di Merlot e Cabernet invecchiata in barrique (che si presta bene all'abbinamento con sigari cubani e toscani).
L'estetica della grappa, del resto, ha sempre avuto dei cultori. Primo fra tutti Romano Levi, che nella sua casa-distilleria di Neive (Cn) disegna e dipinge etichette che hanno fatto delle sue grappe oggetti da collezionismo. E a sottolineare la suggestione grappa-profumo hanno già pensato, un paio d'anni, i nuovi proprietari della Distilleria Dr. M. Montanaro di Gallo di Grinzane (Cn), che per confezionare il prezioso contenuto di una botte di Grappa di Bebbiolo del 1978, hanno ideato "Barolo", una bottiglia degna di uno Chanel n°5.

E se l'8 marzo si brindasse con la grappa?

Da: romaone.it
Cresce il consumo femminile del distillato made in Italy per eccellenza: le donne la vogliono fresca, aromatica e in confezione semplice. E così è nata anche la prima associazione 'Donne della grappa', che conta 300 socie.
Il distillato al 100 per cento made in Italy piace sempre più al gusto femminile, in particolare alle più giovani, trovando maggior spazio in salotto. E le donne-imprenditrici continuano a conquistare quote di un settore che era sempre stato appannaggio maschile.
Innovazioni in rosa che hanno cambiato il prodotto stesso: la grappa è ringiovanita, più morbida, più aromatica e con almeno dieci gradi in meno rispetto alla media di 15 anni fa. Fino a risultare cambiato il modo di percepire e di consumare il distillato di bandiera: da superalcolico corroborante per rudi solitari dal palato forte, a distillato bon ton con note floreali, di fascino romantico, di tradizione, e di conforto a fine pasto per consumi condivisi in relax con gli amici.
"Oggi la grappa viene ostentata - dice la produttrice Camilla Lunelli - in casa come al wine-bar perché il prodotto è più sano e di qualità, grazie alla distillazione discontinua che seleziona il cuore e scarta testa e code. E nel consumo il distillato ha saputo scalare i ceti sociali", fino a conquistare, secondo una recente indagine dell'associazione delle 'Donne della Grappa' che ha 300 socie, consumatrici tra i tra i 30 e i 45 anni, con una professione indipendente, amanti del buon gusto e del lifestyle della provincia italiana, attente alle nuove tendenze. La quasi totalità delle donne ama le grappe morbide, profumate e le monovitigno (78 per cento) e dimostra una grande curiosità sugli abbinamenti della grappa con i cibi.
Molto alta la richiesta di elaborare drink a base di grappa con i cocktail che possono così destagionalizzare il consumo".
"Le donne - commenta la presidente dell'Associazione Donne della Grappa Claudia Mazzetti - si sono rivelate come le estimatrici più preparate ed esigenti fino a rappresentare l'ideale 'bevitore meditativo' di grappa. Affascina l'alchimia del passaggio da vinacce maleodoranti al prodotto cristallino".
Una sfida imprenditoriale ampiamente colta dalle donne che fanno della grappa un simbolo dell'emancipazione imprenditoriale femminile con le figlie che succedono ai padri - sulla scia del precursore di questa tendenza Giannola Nonino - e che hanno saputo dare una veste nuova, anche nel packaging, al nostro distillato.
Nel corso di 20 anni di grape tasting al Vinitaly, racconta il presidente del Centro studi assaggiatori Luigi Odello, è più che raddoppiata, dall'11 al 25 per cento, la presenza femminile alle degustazioni; una passione che continua a crescere tra le nuove generazioni.
"Le donne amano le grappe floreali da vitigni aromatici - secondo una ricerca dell'Istituto nazionale
Grappa - di tutto il territorio nazionale, dal Gewürztraminer alla Malvasia puntinata del Lazio o quella siciliana. E le mogli non censurano più, ma anzi approvano l'eventuale acquisto di grappa su iniziativa maschile, prediligendo nello shopping le confezioni più lineari e semplici. Di gran fascino agli occhi femminili risultano anche le grapperie e i luoghi di produzione artigianale con alambicchi e mastri distillatori. Unico veto femminile è contro gli aromi pungenti al naso, stop ai pizzicori quindi, bene l'aromaticità e la complessità aromatica che rendono questo distillato nazionale come il più vicino al mondo femminile".
Un fascino in rosa internazionale, assicura al Trentino Top Wine la distillatrice di Santa Massenza di Vezzano Manuela Poli: negli ultimi dieci anni - spiega Poli - la grappa va per la maggiore nel mercato tedesco, in controtendenza col calo di amari e whisky; e sono le consumatrici tedesche a prediligere le monovitigno e la moscato invecchiata. Ultima frontiera di consumo femminile: i trattamenti di bellezza alla grappa.

Sette secoli di grappa nelle osterie veneziane

Sette secoli di grappa nelle osterie veneziane
Da: ilsecoloxix.it
La sua grappa, "Alexander", è entrata nella rosa degli "Spirits of the Year", gli otto migliori superalcolici dell'anno secondo Food & Wine, una delle più prestigiose riviste americane dedicate alla buona tavola e al buon vivere. Le bottiglie di vetro soffiato che contengono le acquaviti della casa, sono in molti casi oggetti da collezione. Ma Sandro Bottega, 40 anni, titolare dell'omonima distilleria di Castello Roganzuolo (Treviso), uno degli imprenditori più innovativi sul mercato della grappa, è anche il rifondatore dell'Accademia degli Acquavitai, l'antica "Scola dell'Acqua di Vita", corporazione veneziana che dal '600 all'800 insegnava a Venezia l'arte della distillazione e gestiva il commercio dell'acquavite.
Dal 1995 l'Accademia è rinata come associazione culturale con lo scopo di difendere la qualità dell'acquavite «recuperandone storicamente l'arte e valorizzando le antiche tradizioni a essa connesse». L'ultimo frutto di questa attivitàè un prezioso volumetto dal titolo La grappa dei bàcari ovvero "Storia delle osterie veneziane e ricette tipiche, accompagnate dai più nobili distillati", a cura di Giovanni Savio, testi di Luca Cofferai e Fausto Sartori. Di particolare interesse è l'excursus storico "Dalla furatola al bàcaro" in cui Sartori descrive l'evoluzione, dal 1300 in poi, delle osterie veneziane, «luoghi di incontro, talvolta ai confini della legalità, che hanno avuto un ruolo non secondario nella formazione del costume». Dalle furatole medievali, dove si poteva mangiare ma non bere, ai fritolin, le botteghe specializzate nella frittura del pesce, dai magazeni dove si poteva bere ma non si trovava il cibo, alle malvasie, locali di livello superiore frequentati da tutti i ceti sociali, dove si smerciavano liquori e vini dolci provenienti dalle isole greche, dalle osterie, vere e proprie locande, ai caffè, ai bàcari, locali di mescita chiamati così - si è potuto ricostruire - dall'esclamazione di apprezzamento un gondoliere per un vino pugliese importato a Venezia nel 1869 e venduto in un locale di Rialto.
Ma il volume, che è stato presentato durante il Carnevale all'osteria "Al Bacareto", in calle delle Botteghe, raccoglie anche una quindicina di antiche ricette veneziane, accompagnate dall'acquavite consigliata. Fra queste le "Capesante a la veneziana". Ingredienti (per 4): 12 grosse capesante, pangrattato, 6 cucchiai di olio extravergine di oliva, uno spicchio d'aglio, prezzemolo, il succo di un limone (o vino bianco secco), sale, pepe. Aprire le capesante, staccare i molluschi togliendo la parte viscida attorno, lavarli, asciugarli e passarli nel pangrattato. Mettere nel tegame l'olio con il trito di aglio e prezzemolo, soffriggere qualche minuto, unire le capesante, aggiungere sale e pepe e farle dorare per circa tre minuti per parte. Quindi spruzzare con il limone (o il vino) e mescolare. Distribuire il tutto in quattro conchiglie, precedentemente lavate con cura, asciugate e tenute nel forno tiepido. Servire subito e accompagnare con Grappa di Prosecco.

martedì 6 marzo 2007

LA "RETTIFICAZIONE" DEI DISTILLATI di Filippo Giovannelli©

Questo termine associato ad un prodotto alimentare, viene spesso identificato come negativo, come se il prodotto stesso subisca procedimenti che alterino in qualche modo la qualità o la genuinità di ciò che viene immesso al consumo.
Entriamo quindi dentro il procedimento per dimostrare che essa è una pratica di comune utilizzo e che ha un preciso scopo nel processo di produzione dei distillati.
La rettificazione è quindi un’operazione fisico-meccanica che permette la separazione di sostanze non necessarie e di scarsa qualità da quelle di qualità superiore.
Se nel processo di distillazione, ciò che si volatilizza nel riscaldamento della materia prima fosse esclusivamente acqua e alcool etilico, non sarebbe necessaria la rettificazione, essi sono la base dei prodotti distillati; ciò che invece pone difficoltà sono gli elementi volatili che pur in minime concentrazioni ritroviamo all’interno del prodotto finito, alcuni dei quali se presenti in piccole qualità hanno effetto positivo all’olfatto e al gusto, se superano un certo limite portano al deterioramento organolettico o a vere e proprie puzze.
Un altro caso, in particolare, sulla concentrazione dell’alcol metilico nel prodotto finito e immesso al consumo, il cui limite è stabilito per legge perché, in dosi eccessive può essere tossico all’organismo umano. La rettificazione avviene all’interno del processo di distillazione, si tratta di separare le componenti non desiderate dalle positive, separare le teste e le code dal cuore della distillazione mediante i diversi gradi di ebollizione dei componenti..
Le teste: esse sono formate da molecole aventi un basso o bassissimo punto di ebollizione in fase di riscaldamento. Le teste sono le prime componenti a volatilizzarsi e le prime ad essere raccolte. Delle teste fanno parte l’alcol metilico, l’acetato di etile ecc…
Il cuore: fanno parte di questa parte di distillato l’alcol etilico, altri alcoli, esteri ecc… Questi composti raggiungono il punto di ebollizione man mano che si avvicinano ai 100 °C e sono la maggior parte dei componenti del distillato. In questa parte si ritrovano la maggioranza dei componenti pregiati che caratterizzano il distillato.
Le code: i componenti e le molecole di questa parte del distillato, la parte finale che esce dall’alambicco, sono detto “pesanti” nel senso che hanno un punto di ebollizione molto alto e quindi superiore ai 100 °C. Sono presenti in queste parti alcuni acidi e componenti oleose non molto gradevoli all’olfatto e al gusto.
In realtà nella fase di distillazione, è raro che si raggiungano questi livelli di temperatura, ma in alcuni casi l’attenzione del mastro distillatore deve essere massima per la proprietà di alcune molecole altobollenti di legarsi ad altre componenti e di essere trascinati, anche a temperature di ebollizione più basse, all’interno del distillato.
Allora ricordiamo che il processo di rettificazione non è altro che la pratica che è assolutamente necessaria per la corretta distillazione, e ha un valore importantissimo in tutti i processi di produzione dei distillati.